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Rap, il Comune di Palermo invia alla Corte dei Conti un dossier sui salari non autorizzati

L'ufficio municipale addetto al controllo delle società partecipate ha presentato alla procura della magistratura contabile una denuncia per danno erariale

La sede della Corte dei Conti, in via Notarbartolo, a Palermo

A Palermo la crisi di Rap finisce davanti alla Corte dei Conti. Straordinari, domenicali, notturni, festivi, incarichi esterni: un conto che in cinque anni giunge a circa 42 milioni di euro e non convince molto gli uffici comunali del Controllo analogo. Quel settore, cioè, nato con lo specifico compito di fare le pulci e verificare l'andamento economico delle società partecipate, come la Rap, incaricata della raccolta dei rifiuti. Sotto la lente di ingrandimento è finito il cosiddetto «salario accessorio», cioè diverso da quello ordinario. Una cosa in più, spesso dovuta alla necessità di supplire, ad esempio, alla mancanza di personale e garantire i turni di raccolta dell'immondizia.

Eccola, la denuncia per danno erariale, inviata alla Procura della magistratura contabile: secondo chi l’ha formulata, i pagamenti sono stati liquidati in barba a qualsiasi autorizzazione preventiva. Si lamenta, insomma, il fatto che l'azienda di piazzetta Cairoli abbia allegramente disposto questi extra dal 2018 a oggi (gli ultimi cinque anni, quelli su cui è possibile effettuare un approfondimento) «in assenza di provvedimenti dirigenziali di autorizzazione e di copertura finanziaria preventiva» e «in assenza di previsione di spesa inserita nel budget annuale».

La questione è delicata perché coinvolge i consigli di amministrazione di cinque anni. Un lustro in cui sono cambiati due presidenti: Giuseppe Norata e Girolamo Caruso. L’attuale, Giuseppe Todaro, è in sella da soli sette mesi. La denuncia nasce dopo una visita ispettiva in cui si appurò che «la partecipata - si legge nel documento spedito ai magistrati - ha fatto ricorso a qualunque forma di salario accessorio/progetto di produttività con importi pro capite assegnati forfettariamente e non parametrabili, pur in assenza di preventiva copertura finanziaria». Questo significa che non esiste una correlazione fra lavoro extra effettuato e la conseguente retribuzione.

Viene contestato, ad esempio, che durante la pandemia «l’accordo sindacale lasciava ai lavoratori la possibilità di decidere di considerare il periodo di malattia Covid come ferie e pertanto percepire lo stesso» il salario a progetto.

Roberto Pulizzi, dirigente del Controllo analogo, scrive poi che «dall'esame della documentazione prodotta dalla Rap si evincono enormi importi liquidati al personale negli ultimi 5 anni». E segue una tabella (che riepiloghiamo nello schema qui sotto) in cui emergono voce per voce gli «accessori» incriminati. Ad esempio, il salario a progetto, quello che consente di effettuare i turni allungati del personale per far fronte alle mancanze di organico: nel 2022 è stato di 4,2 milioni, con un balzo in avanti clamoroso: nei tre anni precedenti non aveva mai superato i 2,3 milioni, nel 2019 era stato addirittura di soli 109 mila euro.

Il lavoro notturno bene o male si è sempre assestato sulla cifra di 1,9 milioni di media. Lo stesso si può dire delle indennità per lavoro festivo, mediamente 1,5 milioni all’anno (e si capisce il perché, dato che è un elemento rigido, che non cambia). Alla fine della fiera, nel 2018 si sono registrati pagamenti extra al personale per 8,4 milioni, nel 2019 per 7,6, nel 2020 per 7,1, nel 2021 aumenta l’esborso a 8,6 milioni, infine il 2022 con un balzo che arriva a 10,4 milioni.

Sorride Dionisio Giordano, segretario regionale della Fit Cisl, protagonista delle vertenze aziendali: «Vorrei ricordare - afferma - che tutte le voci contestate sono previste dal nostro contratto di lavoro. Tranne il “salario a progetto”, che è quello sui doppi turni, che abbiamo sospeso e che l’amministrazione ci chiedeva veementemente di firmare. Tempesta in un bicchiere d’acqua».

La denuncia alla Corte dei Conti riporta anche la dichiarazione del responsabile dell’area Bilancio e finanze della Rap, secondo il quale «l’azienda non ha documenti che autorizzino le spese aziendali, non essendo sottoposta alle regole della contabilità pubblica». Affermazione che ha fatto balzare dalla sedia i dirigenti comunali, che ricordano come «la società opera in modo prevalente su incarico e committenza del Comune» e quindi è soggetta alle norme sul controllo analogo.

Il sospetto è che si possa configurare il danno erariale e per questo si chiede un’indagine che accerti eventuali responsabilità dei Cda pro tempore, «in violazione delle regole di imparzialità, di correttezza e di buona amministrazione». Inoltre, si fa riferimento a una serie di incarichi esterni che «non erano stati approvati né dalla giunta comunale né dal Consiglio comunale». Non solo, «ma non sussistono provvedimenti dirigenziali del responsabile aziendale». Bum! La bomba è servita.

I numeri

2018
Il salario accessorio domenicale è costato 955.928,04 euro; quello a progetto 1.139.217,23; il festivo 1.541.682,14; lo straordinario 2.666.816,39; il notturno 2.156.392,00. Il totale fa 8.460.035,80

2019
Domenicale 988.934,39; a progetto 108.598,85; festivo 1.523.329,86; straordinario 2.978.832,87; il notturno 2.011.209; per un totale di 7.610.904,97

2020
Domenicale 854.270,09; a progetto 879.244,92; festivo 1.478.610,82; straordinario 2.107.306,18; il notturno 1.834.602; per un totale di 7.154.034,01

2021
Domenicale 893.664,79; a progetto 2.383.294,06; festivo 1.512.699,82; straordinario 2.108.603,79; il notturno 1.778.649; per un totale di 8.676.911,46

2022
Domenicale 979.966,64; a progetto 4.209.693,47; festivo 1.429.912,82; straordinario 2.130.186,12; il notturno 1.728.611; per un totale di 10.478.370,05

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