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Palermo, scoppia il caos in consiglio comunale: Milazzo va su tutte le furie e salta sul banco della presidenza

Urla e «acrobazie» durante la seduta. Una scena surreale immortalata con video e foto

Nervi tesi in consiglio comunale a Palermo: in aula è esploso il caos, con tanto di urla e «salti acrobatici» durante la seduta. Una seduta durata poco più di mezzora in seguito alla lite fra il capogruppo di Fratelli d’Italia, Giuseppe Milazzo e il vicepresidente del consiglio, Giuseppe Mancuso che aveva appena cercato di riportare tutti alla calma: «Un attimo, io non do la parola a nessuno. O ci calmiamo o non do la parola a nessuno. Diamo la parola solo se c'è serenità».

Milazzo avrebbe chiesto la chiusura della seduta per la mancanza del numero legale, ma la sua richiesta non sarebbe stata accolta. È così andato su tutte le furie e, puntanto il banco della giunta e della presidenza poi, ha effettuato due salti continuando a inveire contro Mancuso. La scena è stata immortalata con video e foto: momenti surreali, durante i quali a Mancuso è anche stato tolto il microfono.

«Riteniamo quanto accaduto stamattina in consiglio comunale un fatto increscioso e molto grave di certo non degno dell’istituzione in cui è avvenuto e non degno di una città che prova a stento a reagire al clima di violenza che si respira». Ad affermarlo è il segretario generale Cisl Palermo Trapani, Leonardo La Piana, intervenendo sull’episodio avvenuto durante i lavori del consiglio comunale di Palermo.

«Ci auguriamo che non si ripetano mai più fatti del genere che danno una immagine della classe politica non adeguata. Le divergenze  e le tensioni possono essere accettabili  e in qualche caso aiutano i percorsi ma devono essere espresse in modo adeguato e rispettoso dei ruoli. Qui si è andati ben oltre. Evidentemente serve riscoprire una cultura politica e delle istituzioni che forse negli ultimi anni si è annacquata a scapito a volte della qualità.  È di certo un episodio che deve essere affrontato dal primo cittadino Lagalla, alla prese ormai da qualche periodo con una maggioranza numerica, ma spesso distonica.  Palermo non può permettersi questi fatti gravi, merita rappresentanti politici che diffondano piuttosto un clima di dialogo costruttivo perché tanto c’è da fare per il suo rilancio». La Piana conclude: «Siamo certi che questo clima natalizio riporterà la situazione verso quella normalità sperata ed attesa. Abbiamo bisogno di coesione e sinergia, di lavoro congiunto di tutti per salire non sul tavolo ma nella scala della posizione della qualità della vita che ci vede solo al 98esimo posto su 107 città capoluogo».

I consiglieri e le consigliere di opposizione Concetta Amella, Rosario Arcoleo, Giulia Argiroffi, Mariangela Di Gangi ,Ugo Forello, Massimo Giaconia, Fabio Giambrone, Giuseppe Lupo, Alberto Mangano, Carmelo Miceli, Francesco Miceli, Giuseppe Miceli, Teresa Piccione e Antonino Randazzo chiedono l’intervento de sindaco e del prefetto di Palermo «perché venga garantito il corretto funzionamento del Consiglio comunale, interrotto oggi per uno scontro senza precedenti tra i consiglieri di maggioranza. Chiediamo anche la convocazione immediata del Consiglio alla presenza del Sindaco, perché chiarisca se è ancora in grado di proseguire nell’espletamento del proprio mandato, considerato che, di fatto, non ha più una coalizione che lo sostiene».

«La profonda crisi della maggioranza, già evidenziata nelle sue numerose assenze - prosegue la nota dei consiglieri -, ha trasformato l’aula del Consiglio comunale in un «campo di battaglia», impedendo la trattazione di temi urgenti come la movida, la sicurezza, i servizi essenziali della Città erogati dalle aziende partecipate e gli atti preliminari al bilancio. In questa turbolenta stagnazione, la Città è lasciata allo sbando senza alcuna risposta alle sue numerose esigenze. È compito delle istituzioni garantire l’agibilità democratica del Consiglio comunale nell’interesse della città di Palermo. Anche oggi come consiglieri di opposizione - conclude il comunicato - abbiamo garantito la nostra presenza in Aula nel tentativo di riportare un clima di buon senso e per adempiere al nostro dovere, ossia espletare il nostro mandato con scrupolo e coscienza, come recita il giuramento reso all’insediamento».

 

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