La performance imbarazzante che ha avuto per protagonista l'europarlamentare Giuseppe Milazzo, novello Tarzan nella giungla di Palazzo Comitini, viene rivendicata quasi orgogliosamente dal diretto interessato. Il quale non chiede scusa, non fa un passo indietro e anzi addebita a una «gestione anomala» del Consiglio comunale quello che è accaduto. Certo è, comunque, che a memoria di commessi una scena del genere non s'era mai vista. E, al di là di tutte le giustificazioni possibili, non si può certo pensare che le istituzioni possano trasformarsi in una specie di ring o di corrida il cui spettacolo è offerto al mondo. Tutto questo è, oltre che grave, del tutto inammissibile. Milazzo affida a un comunicato la giustificazione di ciò che ha fatto. «In Consiglio spesso vengono disattese le norme regolamentari e le decisioni assunte dalla conferenza dei capigruppo, non vengono rispettate». L'europarlamentare della destra spiega che «si è chiamato l’appello che ha visto mancare il numero legale minimo necessario ad aprire la seduta che, quindi, è stata dichiarata chiusa. Sopraggiunto il consigliere Mancuso, si è proceduto tardivamente a due ulteriori appelli, nonostante la seduta fosse già chiusa, in palese violazione di norme e regolamenti. A quel punto ho chiesto di intervenire per un richiamo al regolamento e alla legge vigente e il presidente inopinatamente si è rifiutato di concedermi il diritto di parola». Di qui la prova atletica di Milazzo che con un balzo è finito sul tavolo della presidenza dicendo al presidente «no, questo non te lo faccio fare». A quel punto a Mancuso non è rimasto altro da fare che chiudere definitivamente la seduta. «La città - spiega Milazzo - non può attendere ed è inammissibile che non ci siano numeri per aprire i lavori consiliari. Siamo alla fine dell’esercizio finanziario - aggiunge - e come gruppo Fdi pretendiamo che il presidente del consiglio si faccia carico di garantire un corretto funzionamento dell’organo che presiede, garantendo ai consiglieri di poter esitare tutte le delibere in scadenza, convocando, se necessario ogni giorno fino al 31 dicembre». Possibilmente senza ulteriori spettacoli. Mortificanti. Carolina Varchi, vicesindaco di Palermo, condivide la protesta di Milazzo. «Tra chi calpesta i banchi per difendere i diritti dei palermitani e chi calpesta le norme e gli accordi creando problemi ai cittadini, non ho dubbi - dice Varchi -. Sono dalla parte del nostro capogruppo Giuseppe Milazzo e condivido il senso e lo spirito della sua protesta».