La norma che avrebbe salvato dai ricorsi, e dunque dalla perdita del seggio, quattro deputati è caduta nel primo pomeriggio di ieri, 14 novembre, sotto i colpi della stessa maggioranza di centrodestra. Quella che toglie i vincoli per gli impianti dei rifiuti ha invece resistito e si riapre così la partita dei termovalorizzatori. Ma a tarda sera all’Ars è la valanga di contributi a pioggia promessi ai Comuni a non avere ancora visto il traguardo. Così è saltato di continuo il voto finale sulla manovra correttiva. Se ne riparlerà stamani (15 novembre) alle 11.
È stato un pomeriggio in cui si è giocato solo lontano dai riflettori, all’Ars. L’aula, convocata per le 16 con l’obiettivo di dare sbrigativamente il voto finale alla manovrina e soprattutto ai 400 emendamenti approvati giovedì notte in commissione, alle 21 non era nemmeno iniziata.
Ore di riunioni hanno portato prima di cena solo due decisioni. Salta dal testo la norma che avrebbe salvato dalla dichiarazione di ineleggibilità 4 deputati, contro i quali sono pendenti altrettanti ricorsi dei primi dei non eletti che li accusano di non essersi dimessi in tempo, nel 2022, da incarichi pubblici prima di candidarsi. La norma, scritta con la formula dell’interpretazione autentica della legge elettorale, avrebbe avuto l’effetto di una sanatoria retroattiva per 3 deputati di Fratelli d’Italia (Dario Daidone, Giuseppe e Nicola Catania) e uno della lista civica Sud chiama Nord, Davide Vasta. A dire no sono stati una parte della Lega, la Dc di Cuffaro e il Pd. E a quel punto non c’era più il clima politico per votare una misura, tra l’altro, a forte rischio di impugnativa.
Si è salvata invece la norma che abroga una leggina del luglio scorso che ha introdotto il divieto di realizzare qualsiasi impianto di gestione dei rifiuti (anche quelli per la differenziata) entro i 3 km dai centri abitati. L’effetto è stato quello di bloccare investimenti per decine di milioni: solo a Palermo (nella foto uno dei nuovi impianti della discarica di Bellolampo) si sono fermati appalti per 60 milioni. Per questo il governo vuole cancellare il divieto. Spinto da Confindustria. E il fatto che l’articolo che cancella il limite dei 3 km abbia resistito per tutto il pomeriggio lascia prevedere che arriverà al traguardo.
Molto più complicato il cammino degli altri 400 emendamenti che assegnavano micro-finanziamenti a quasi tutti i Comuni per feste natalizie, presepi viventi, sagre e campetti di calcio. I due maxi articoli che assegnavano 7,9 milioni e 9,4 milioni sono stati stoppati. Ogni partito aveva contribuito ad aumentare le voci di spesa in base a un accordo col governo che assegnava un budget da un milione e mezzo a ogni gruppo di opposizione e qualcosa in più alla maggioranza.
Ma le polemiche suscitate per l’aver creato così una gigantesca Tabella H (il lungo elenco di contributi a pioggia di stampo elettorale creato ai tempi dei governi Cuffaro) hanno suggerito al centrodestra di cambiare la formula di assegnazione. La proposta più gettonata prevede un iter tortuoso. Dovrebbe funzionare così: con gli stessi 18 milioni vengono creati tre fondi - per turismo, infrastrutture e servizi sociali - gestiti dai rispettivi assessorati. I soldi dovrebbero andare agli stessi Comuni che erano inseriti nei due maxi emendamenti. Ma come? Si parlava, ieri, di elenchi collegati e approvati per decreto o ordine del giorno. Oppure di bandi a cui i sindaci dovrebbero partecipare.
A queste condizioni anche il Pd, che fra giovedì e lunedì aveva detto di non voler partecipare alla spartizione di mance, ieri si è detto disponibile a tornare a discutere. Ma dietro le quinte i più navigati deputati dell’Ars disegnano un altro scenario. La difficoltà di raggiungere un accordo che tenga tutti i partiti dentro, senza creare malumori che si riverserebbero poi sulla imminente Finanziaria, potrebbe aver suggerito l’individuazione di un percorso tanto tortuoso da mettere a rischio l’assegnazione di questi fondi. Per legge vanno assegnati prima della chiusura della cassa regionale (entro metà dicembre) e non è affatto detto che gli assessorati ci riescano. Scenario che trasformerebbe questi emendamenti in promesse e poco più, magari da mantenere poi proprio al momento di votare la Finanziaria.
In questo clima la giunta ieri ha approvato il bilancio consolidato del 2022, necessario per sbloccare le assunzioni dei concorsi banditi nei due anni scorsi.
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