Il vento parte da Messina e investirà - inevitabilmente - anche il Comune di Palermo. L’interpretazione di una norma si abbatte come una scure contro gli aumenti dei gettoni di presenza ai presidenti e ai consiglieri delle otto circoscrizioni. Che ora rischiano di perdere quanto faticosamente ottenuto - nell’ambito del riordino delle indennità agli organismi elettivi comunali e ai componenti dell’amministrazione - meno di due mesi fa, passando da 600 a 1.200 euro al mese di emolumenti.
Ufficialmente non c’è ancora una marcia indietro su questo punto. Ma certamente quanto fissato su un documento, da un dirigente e un funzionario dell’assessorato regionale delle Autonomie locali, non può rimanere senza riscontro. Anche perché è difficile che in Sicilia possano convivere due diverse applicazioni della norma.
Ma andiamo con ordine. A Palazzo Zanca, sede del municipio peloritano, il sindaco Federico Basile e il segretario generale Rossana Carrubba avevano inviato una richiesta di parere, sostenendo che la legge non fornisce alcun automatismo che estenda gli aumenti anche ai consiglieri dei quartieri. Il principio espresso dal segretario generale messinese è lineare: «L'automatismo dell’aumento per i presidenti delle circoscrizioni non potrebbe verificarsi, giacché manca la norma primaria che lo consente». Insomma, il fatto che quell’aumento non sia mai stato previsto espressamente, a differenza delle altre cariche, rende chiaro che non era intenzione del legislatore prevederlo. E l’altro ieri il dipartimento regionale Autonomie locali ha confermato in toto il principio: «Richiamata la normativa vigente in materia e preso atto del parere espresso dal segretario comunale, ritenendo lo stesso condivisibile in quanto assolutamente fondato sia nelle premesse che nelle sue conclusioni, si rappresenta che questo dipartimento condivide il suddetto avviso».
A parte il burocratese spinto, ciò che conta è che se la linea dovesse essere questa i consiglieri di circoscrizione palermitani dovranno dire addio agli aumenti. Perché, mentre a Messina hanno tenuto tutto in stand-by in attesa di fissare una linea interpretativa con il conforto della Regione, alle nostre latitudini gli aumenti sono già scattati perché basati, sostanzialmente, su una diversa interpretazione delle norme. Ma a questo punto, la dirigente Patrizia Arena dovrà essa stessa decidere cosa fare alla luce di queste novità. Due le strade possibili: o sospendere il pagamento degli aumenti, oppure informare gli ottanta consiglieri di circoscrizione che in caso di una diversa applicazione normativa dovranno restituire quanto incassato.
«Non c’è dubbio - ragiona il presidente del Consiglio, Giulio Tantillo, che aveva approvato in aula la delibera con i rialzi - che serve una direttiva esplicita, che abbia un valore per tutte le amministrazioni. Ci attendiamo, magari, una circolare esplicativa dell’assessore». Giuseppe Federico, presidente della prima circoscrizione, la vede così: «L’interpretazione del nostro segretario è quella giusta, se gli aumenti sono previsti per gli assessori su cui è parametrato il calcolo del nostro gettone, allora a cascata i rialzi devono riguardare pure i consiglieri di circoscrizione».
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