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La parcella all'Amap, Armao fa ricorso in Cassazione: chiede un milione e mezzo

I giudici finora gli hanno riconosciuto circa 116 mila euro per la sua attività di avvocato svolta in favore dell'azienda dell'acquedotto

Sarà la Cassazione a risolvere il contenzioso tra l’Amap di Palermo e l’ex assessore regionale Gaetano Armao. Quest’ultimo, infatti, nella sua qualità di avvocato, aveva chiesto il pagamento di un milione e mezzo di euro alla partecipata, che si era rivolta a lui per essere difesa davanti agli organi della giustizia amministrativa e in alcune controversie legate alla salvaguardia del contratto del servizio idrico con il Comune. Finora l’ex vicepresidente della Regione ha ottenuto una piccola parte di ciò che aveva chiesto, e cioè 115 mila euro. In appello l'avvocato è stato condannato dalla seconda sezione civile a versare 11 mila e 500 euro per le spese del giudizio.

Il procedimento va avanti già da alcuni anni. Per il saldo delle sue prestazioni professionali come legale, Armao aveva chiesto all’Amap un compenso che sarebbe stato calcolato applicando i minimi tariffari, abbattuti del 50 per cento, sulla base del valore della causa che ammontava a quasi 67 milioni di euro. La società aveva contestato questa ricostruzione, presentando un’opposizione, in parte accolta dal giudice, che, in primo grado, aveva però condannato l’azienda a corrispondere circa 116 mila euro all’avvocato amministrativista per la sua attività svolta a favore dell’acquedotto. Il secondo round si era giocato l’anno scorso in appello. La sentenza, però, non era stata favorevole ad Armao, assistito dall’avvocato Alessandro Cucchiara. Per il presidente del collegio, Giuseppe Lupo, per il consigliere Virginia Marletta e il relatore, Agata Lombardo, il ricorso dell’ex assessore sarebbe stato presentato dopo i trenta giorni stabiliti dalla legge. Inoltre, sempre secondo il Collegio, non sarebbe stato dimostrato alcun comportamento improntato alla «malafede o alla colpa grave» da parte dell’Amap, difesa dall’avvocato Antonino Frenda. Così, i giudici hanno considerato inammissibile l’appello proposto da Armao, condannandolo a versare 11 mila e 459 euro. Adesso dovrà essere la Corte di Cassazione a dirimere la questione tra l’ex esponente della giunta regionale e l’azienda dell'acquedotto.

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