Il condizionale è ancora d’obbligo, ma i segnali che arrivano da Palazzo Berlaymont indicano tutti il disco verde, così come le parole pronunciate ieri dal presidente della Regione Renato Schifani in un passaggio del suo discorso durante la cerimonia di inaugurazione del Palermo Marina Yachting: «Accogliamo con soddisfazione le notizie che provengono da Bruxelles riguardo la proposta di riprogrammazione avanzata dal mio governo, d’intesa con il governo nazionale, che ci consentirà di non lasciare preziose risorse comunitarie sul terreno. Abbiamo lavorato in questi mesi in silenzio e con senso di responsabilità».
I tecnici della Commissione europea, dunque, avrebbero accettato – o sarebbero sul punto di farlo – il piano elaborato dall’esecutivo Schifani e già vidimato lo scorso luglio dal Comitato di sorveglianza del Po Fesr Sicilia 2014-2020 per non perdere i relativi fondi Ue, o almeno una parte di essi, in scadenza il 31 dicembre. Si tratta di 1,6 miliardi di euro a rischio: risorse programmate dalla giunta Crocetta, gestite per lo più dal governo Musumeci e in dieci anni non spese, sulle quali l’attuale governatore, fin dal suo insediamento, ha chiesto più volte garanzie ai dirigenti regionali nella speranza di recuperare almeno un miliardo, o poco più.
Poi, d’intesa con il ministro Raffaele Fitto, è scattato il Piano estivo, che dirottando parte dei fondi in ballo su altre spese, più facilmente concretizzabili, prova a salvare il salvabile: una manovra da 800 milioni di euro, tolti dall’originaria destinazione (impianti per i rifiuti, banda ultra larga, strade e progetti per il lavoro) e dirottati su progetti che sono stati effettivamente realizzati ma con fondi regionali.
Tra questi, i contributi alle piccole e medie imprese colpite dal caro-energie o alle famiglie vulnerabili, nel solco del programma «Safe Fesr» dal valore di 369,5 milioni di euro .
Ma sul tavolo, solo per fare qualche altro esempio, ci sono anche gli stanziamenti «Ipcei Microelettronica» da 68 milioni per il potenziamento di tecnologie chiave e componenti innovative, soprattutto nei settori dell’industria automobilistica, nonché i circa 50 milioni per incrementare la dotazione del Fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle aziende siciliane, più altri 70 per finanziare lo scorrimento della graduatoria relativa al bando per le agevolazioni a tasso zero, gestito da Irfis.
Ebbene, dopo lunga attesa, il Piano di regionale salvaguardia avrebbe adesso il nulla osta dell’Unione europea. Non è chiaro se in toto o in parte, solo relativamente ai circa 400 milioni che riguardano il «Safe Fesr», e se il disco verde sia ufficioso o ufficiale. Da Palazzo d’Orleans bocce cucite, mentre il governatore Renato Schifani, dopo il rapido accenno al Marina Yachting, non si è ulteriormente pronunciato.
Quel che è certo è che la riprogrammazione di circa 1,3 miliardi dei fondi Ue all’Italia, in discussione nell’ambito del piano Safe per aiutare famiglie e imprese a far fronte al caro-energia, contribuirà alla chiusura di diversi programmi rimasti indietro nella spesa, salvando così le risorse a rischio disimpegno, e che, secondo quanto ribadito ieri da fonti europee, la riprogrammazione in discussione riguarda i piani regionali più imponenti e in maggiore ritardo, come quelli di Sicilia, Calabria, Campania, nonché quelli nazionali che hanno ricevuto le risorse del «React Eu» dopo la pandemia di Covid-19.
La chiusura della programmazione 2014-2020 permetterebbe di avviare l’attuazione del nuovo ciclo 2021-2027, ancora fermo al palo. Per il momento, infatti, le spese della nuova programmazione, rendicontate e quindi rimborsate dalla Commissione, sarebbero pari a zero: una situazione in cui comunque non si trova soltanto l’Italia.
Intanto, il presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, esprime un cauto ottimismo: «Se trovano conferma le notizie secondo cui parte dei fondi in bilico andrà a supportare famiglie e imprese, non possiamo che guardare con interesse a questo passaggio che consentirebbe all’Isola di poter contare su una dotazione ancora più consistente con riferimento al fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle piccole e medie attività produttive, con lo scorrimento della graduatoria relativa al bando gestito da Irfis.
Da sempre, come Confcommercio Sicilia, diciamo che l’aiuto che può arrivare allo sviluppo con queste risorse può aiutarci a superare definitivamente lo stallo creato dagli anni della pandemia. Dobbiamo guardare ai risultati che si possono ottenere a breve e a media scadenza per ridare più slancio a un Pil isolano sempre depresso».
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