Senza bilancio, niente assunzioni alla Rap. E nonostante le rassicurazioni e le facce sorridenti, l'azienda di piazzetta Cairoli non sta bene. Per niente. Non riuscirà a chiudere il bilancio. All'assemblea di giorno 9 il socio unico, cioè il Comune, non potrà approvare il documento finanziario: gli uffici dicono che no, non si può scrivendolo nero su bianco. Il progetto presentato non è per nulla in linea dal punto di vista dei conti che non tornano mai. E così stando le cose sono a rischio la continuità aziendale (cioè la sopravvivenza societaria) e le assunzioni che non si possono fare. E intanto l'azienda fa i conti con le continue emergenze di Bellolampo e della raccolta. Nel vicolo buio di questi giorni, l'unica luce che si intravede è quella accesa dall'assessore al Bilancio, Carolina Varchi, che ha firmato una direttiva con cui ha disposto di preparare il pagamento di 27 milioni a Rap: 20,3 milioni di extra-costi per le vecchie vasche e 6 per ordinarie fatture. Un passo avanti: si pagano fornitori, stipendi, mutui, rate. Ma siamo lontani dalla definitiva situazione di tranquillità. Il vulnus si chiama bilancio. Prendiamo il consuntivo 2022: sia il collegio sindacale sia la società di revisione Grant Thornton hanno dichiarato l'impossibilità di esprimere un giudizio perché «non siamo in grado di acquisire elementi probativi e appropriati». Fa comunque paura anche il bilancio di previsione 2023 che ha chiuso i primi sei mesi con un passivo di quasi 4 milioni. Per colmare questo buco servirebbe affidare nuovi lavori ma la ragioneria generale ha già fatto sapere che non ci sono soldi. Anche il corrispettivo che aumenta di anno in anno in previsione non è nella disponibilità né dell'azienda né del Comune essendo formato dall'Arera attraverso una complessa misurazione che porta alla tariffa (Tari) che per legge deve colmare tutti i costi della gestione. Perfino sulle assunzioni degli oltre 300 operai che vengono strombazzati come la panacea di tutti i mali vengono messi in discussione. Scrive il ragioniere generale nella sua nota recentissima che «deve essere dimostrato che l’acquisizione di unità di personale aggiuntivo possa contribuire al riequilibrio dei conti». Una bastonata all'entusiasmo. «Il pagamento delle fatture ci consentirà di migliorare la situazione finanziaria – spiega il presidente di Rap Giuseppe Todaro - e stiamo concordando con il Comune una serie di azioni per risanare il bilancio. Il consuntivo è invece della precedente gestione e dobbiamo superare i rilievi dei revisori. Avere liquidità, però, ci aiuta anche nel giudizio degli organismi di controllo». L’altro giorno i sindacati hanno incontrato Roberto Lagalla. «Ma il punto grave è che ai lavoratori - tuona Ugo Forello, del grupo Oso - vengono offerte rassicurazioni mentre non si sa come finisce il rimpasto e quali saranno gli assessori di riferimento. Intanto Rap sta per fallire e preoccupa la paralisi dell’amministrazione attiva». Tuttavia, risulta che il sindaco abbia messo in guardia i sindacati. Ha spiegato che non esiste un piano B se si dovesse conclamare l’impossibilità della continuità aziendale: al fallimento non succederebbe una nuova azienda come accadde con Rap dopo l’Amia. Nel caso sciagurato di un fallimento il Comune è obbligato a rivolgersi al mercato per garantire il servizio di igiene ambientale. Insomma, il messaggio è il seguente: noi vi possiamo pagare le fatture, ma il servizio va migliorato e la discarica salvaguardata. Sapendo che risorse in più non ce ne sono. Il consigliere a 5 stelle, Antonio Randazzo invece sostiene che «Rap va urgentemente aiutata con risorse finanziarie adeguate » e che «dalle prossime risposte del sindaco e della sua giunta capiremo se è davvero intenzione di questa amministrazione fare il possibile per fare funzionare finalmente il servizio pubblico di gestione dei rifiuti».