L’ultimo indizio è il voto in commissione Attività Produttive all’Assemblea regionale siciliana, che doveva essere una formalità e che stava per diventare un colpo da ko a una delle riforme più annunciate dal governo Schifani, quella dei consorzi di bonifica. Alla fine tutto è stato rinviato perché l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, ha trovato davanti a sé il muro issato non tanto dall’opposizione quanto da una parte degli alleati.
E così è emerso nitidamente che nel centrodestra si è creata in questa fase una contrapposizione fortissima fra Forza Italia, Dc e Lega da un lato e Fratelli d’Italia ed Mpa dall’altro. Il tutto è stato plasticamente rappresentato dal voto in commissione Attività Produttive. Sammartino ha portato la riforma che permetterà di chiudere i vecchi consorzi di bonifica e ripartire con nuovi enti (molti meno degli 11 attuali) più agili e in grado di garantire l’acqua agli agricoltori. L’articolo 3 di questo testo prevedeva proprio il finanziamento degli advisor che devono avviare l’operazione di liquidazione dei vecchi consorzi: budget previsto, 100 mila euro. Al momento di votare è apparso chiaro che la norma non sarebbe passata. L’Mpa con Giuseppe Lombardo (nipote dell’ex presidente della Regione) si era già messo di traverso e anche Fratelli d’Italia si era schierato con gli autonomisti. A quel punto al governo non è rimasto che il rinvio. Pd e grillini raccontano a microfoni spenti di non aver neppure dovuto forzare per mettere in difficoltà la maggioranza, andata in tilt da sola.
Sammartino usa tutta la propria diplomazia per leggere così questo passaggio: «Avevamo già approvato tre articoli, forse si era fatto tardi. Si andrà avanti la prossima settimana. Non ho dubbi, perché il testo è stato approvato in giunta da tutti i partiti della coalizione».
Quello che è accaduto è tuttavia un segnale di pericolo in vista di appuntamenti ormai all’orizzonte: a cominciare dalla riforma delle Province per proseguire poi con la Finanziaria che il governo vuole varare entro Natale. E il segnale è che Fratelli d’Italia ed Mpa non sono disposti ad accettare che l’asse composto da Schifani, Cuffaro e Sammartino orienti tutte le decisioni. Il capogruppo dei meloniani all’Ars, Giorgio Assenza, non nasconde i dubbi che nel partito stanno maturando in questa fase: «Non vorremmo che si creasse all’interno del governo una cabina di regia ristretta».
Il dubbio è alimentato dal patto elettorale che sta maturando fra Forza Italia e Dc e dal feeling che c’è sempre stato sia da parte di Schifani che di Cuffaro con Sammartino. Nei giorni scorsi il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia era stato molto duro, prendendo spunto dalle indiscrezioni sui manager della sanità pubblica, la cui nomina è attesa entro un mese: «Non si può trasformare la politica in frenesia di potere, famelica ricerca di poltrone. Il mercimonio del consenso non è politica. Noi non ci stiamo».
Da quel momento in poi l’Mpa si è messo di traverso all’Ars su ogni iniziativa del governo. Mentre Fratelli d’Italia ha criticato pubblicamente la campagna acquisti della Dc, che nei Comuni sta sottraendo consiglieri anche alla destra. Assenza ieri è tornato a chiedere un patto di non aggressione reciproca alla Dc: «Tutti questi cambi di casacca all’interno della maggioranza non sono un bel segnale. La capacità attrattiva (termine che ha usato Cuffaro per parlare della sua Dc, ndr) va mostrata all’esterno del centrodestra, indebolendo l’opposizione».
In questo clima stava maturando lo sgambetto alla riforma dei consorzi di bonifica. Un passaggio intermedio in vista della resa dei conti nel centrodestra che si avrà al momento della nomina dei manager della sanità, che sta creando tensione perfino all’interno della stessa Lega: dove i deputati della Sicilia occidentale lamentano scarsa considerazione, visto che le indiscrezioni indicano che le nomine in quota Carroccio riguarderanno ospedali della Sicilia orientale proprio grazie all’influenza di Sammartino.
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