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Anniversario Dalla Chiesa, l'appello all'unità di Mattarella: «Contro la mafia serve un sforzo corale dell'Italia intera»

La premier Giorgia Meloni si rivolge a tutti «i servitori dello Stato che sono caduti: la vostra battaglia è la nostra e non indietreggeremo mai»

Le più alte cariche dello Stato ricordano il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia a Palermo il 3 settembre di 41 anni fa assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo. «Il quarantunesimo anniversario dell’attentato di via Isidoro Carini - dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - richiama l’intero Paese a uno sforzo corale nell’impegno di lotta alla mafia. Tutta la società italiana deve sentirsi coinvolta: le istituzioni, le agenzie educative, il mondo delle associazioni».

Secondo la premier Giorgia Meloni, che ha affidato le sue riflessioni a un post su Facebook, «a 41 anni dal brutale attentato mafioso che ha causato la morte del generale dell’Arma dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, continua senza sosta l’impegno per sradicare ogni forma di criminalità organizzata. Al generale Dalla Chiesa, esempio di integrità e coraggio, e a tutti i servitori dello Stato che sono caduti lottando per liberare l’Italia dal cancro della mafia, va il nostro più profondo ringraziamento e rispetto. La vostra battaglia è la nostra e non indietreggeremo mai».

Per il presidente del Senato Ignazio La Russa «il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa - da pochi mesi nominato Prefetto di Palermo - era un simbolo della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata e la sua morte fu una ferita molto dolorosa per la nostra nazione. Dallo sgomento per quella morte però, nacque la forte reazione di una comunità e, ancora oggi, la sua opera, il suo coraggio e la sua determinazione sono per tutti noi memoria preziosa. La storia del generale Dalla Chiesa ci insegna che nel contrasto alla mafia nessuno deve mai essere lasciato solo». La Russa aggiunge che Dalla Chiesa, «considerato troppo pericoloso per Cosa nostra, si poté uccidere anche perché isolato, perché circondato da ostilità e invidie diffuse e perché lasciato colpevolmente senza quei poteri che lui stesso aveva richiesto quando fu mandato a Palermo dopo i tanti e importanti successi ottenuti contro il terrorismo. Oggi, a quarantuno anni dal suo omicidio, rinnovo il mio deferente e commosso omaggio alla sua figura e rivolgo ai suoi parenti la mia più sentita vicinanza».

Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha inviato un messaggio al prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta. «A quarantuno anni dal vile attentato mafioso in cui furono brutalmente uccisi il prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della polizia di Stato Domenico Russo - scrive -, desidero rinnovare il deferente omaggio, mio personale e della Camera dei deputati, alla loro memoria unitamente alle espressioni della più sentita vicinanza ai loro familiari. Con la strage di via Carini fu inferta al Paese una delle ferite più dolorose della sua storia repubblicana, che si impresse indelebilmente nella coscienza degli italiani. A Palermo, in quella tragica sera, perì un autentico servitore dello Stato, che con inesauribile coraggio e senso del dovere aveva combattuto contro il terrorismo e la mafia fino al sacrificio più estremo. A oltre quattro decadi da quell’attacco al cuore dello Stato, il ricordo commosso della figura del generale Dalla Chiesa non ne è stato in alcun modo scalfito. La sua levatura morale e il suo rigore continuano, infatti, a trasmettere a tutti noi un insegnamento prezioso, ispirato all’affermazione di quei principi della legalità e della convivenza civile, che sono alla base della nostra Costituzione».

Secondo Fontana, «la sua testimonianza rappresenta anche un monito perenne sulla necessità di mantenere sempre alto l’impegno delle istituzioni nella lotta a ogni forma di criminalità organizzata. Dalla Chiesa seppe affiancare all’azione investigativa e repressiva anche un’azione culturale. Sperimentò nuovi canali comunicativi, in particolare con i giovani nelle scuole e con i cittadini, cercando così di risvegliare nella loro coscienza civile la volontà di ribellarsi al ricatto della mafia. L’eredità che il generale Dalla Chiesa ci ha tramandato nella battaglia della democrazia e della legalità contro la barbarie mafiosa costituisce dunque, specie per le giovani generazioni, un patrimonio di valore inestimabile. Il popolo italiano gli renda sempre onore».

«Anche oggi, esattamente come negli scorsi quarantuno anni - dichiara il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè -, ci inchiniamo alla memoria del prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, barbaramente uccisi dalla mafia». Sui suoi canali social Mulè sottolinea che «l’esempio del generale Dalla Chiesa è ancora oggi insegnamento per la lotta alla criminalità organizzata. Il suo ricordo, nel solco delle azioni che seppe realizzare, accompagna chiunque abbia a cuore le fondamenta dello Stato democratico».

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