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Il Parco Cassarà di Palermo chiuso da 10 anni, i familiari del poliziotto ucciso: «Togliete la targa»

La richiesta al sindaco Lagalla che assicura: individuate le risorse e aggiudicata la gara

I familiari del capo della squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà ucciso il 6 agosto del 1985 hanno chiesto al sindaco di Palermo di rimuovere la targa al parco di Palermo rimasto chiuso da oltre 10 anni. Lo hanno fatto con una lettera inviata a Roberto Lagalla, al prefetto Maria Teresa Cucinotta e al questore Leopoldo Laricchia.

«Nel novembre del 2011 l’amministrazione comunale del tempo decise di dedicare alla memoria di Ninni Cassarà un’opera pubblica da poco ultimata e che appariva in prospettiva una realizzazione di grande pregio. - scrivono i familiari - Ne fummo fieri e onorati. Si trattava di un bel parco, secondo per dimensioni soltanto alla Favorita, che sarebbe stato frequentato da famiglie e da tanti giovani, per i quali sarebbe stato utile e formativo il ricordo del sacrificio di Ninni Cassarà. Purtroppo, due anni dopo l’inaugurazione e l’apertura del parco, furono rinvenuti nel sottosuolo resti di amianto e di altri metalli pesanti. La Procura dispose il sequestro del sito, il Nopa appose i sigilli e venne disposta la chiusura della struttura».

«Sono passati quasi dieci anni e nonostante le assicurazioni ricevute e i tanti inutili proclami, sui tempi e gli interventi di bonifica, necessari a renderlo nuovamente fruibile, ad oggi il parco è ancora chiuso e non si intravede una soluzione a breve», aggiungono i familiari - Per la nostra famiglia non è più sostenibile che il parco, che porta il nome di Ninni Cassarà, possa rimanere chiuso per così tanto tempo, per l’indolenza strutturale degli apparati amministrativi».

«La preghiamo - scrivono rivolgendosi al sindaco - di volere disporre la rimozione della targa, che potrà essere nuovamente ricollocata non appena il parco tornerà ad essere “vivo”. Non riteniamo più tollerabile che un luogo di così grave abbandono e degrado, possa portare il nome di Ninni Cassarà, un uomo che ha dato la vita per il riscatto di questa città e questo, tutto sembra, tranne che un esempio di riscatto».

Pronta la replica del sindaco Roberto Lagalla: «Comprendo il disappunto e lo sfogo della famiglia del vicequestore Ninni Cassarà ma, come sindaco di questa città, mi preme puntualizzare quanto questa amministrazione sta facendo sul tema delle grandi aree verdi chiuse da anni in città per svariate ragioni. Come, ad esempio, per il parco Libero Grassi l’amministrazione sta impiegando tutti gli sforzi possibili per recuperare i ritardi e gli anni di stasi e restituire alla città questi polmoni verdi. Sul Parco Cassarà, il Comune sta rispettando una tabella di marcia già fissata. Sono state individuate le risorse ed è stata bandita e aggiudicata la gara per l’esecuzione del piano di caratterizzazione dei suoli che, è necessario ricordare, sono stati sequestrati dalla magistratura per inquinamento da amianto.
Questa attività durerà almeno 60 giorni e, dopo aver ricevuto i risultati delle analisi, chiederemo di convocare la conferenza di servizi presso il dipartimento regionale Acque e rifiuti per verificare l’esito dei monitoraggi.
Il nostro auspicio è quello di poter chiedere in tempi brevi all’autorità giudiziaria almeno il dissequestro dell’area verde di 12 ettari. Si tratta di passaggi mirati alla sicurezza dei cittadini che, però, erano bloccati dal 2021 e che questa amministrazione in pochi mesi ha ripreso in mano.
L’amarezza della famiglia Cassarà è anche quella dell’amministrazione nel vedere questa grande area verde della città chiusa da tanto tempo, ma stiamo mettendo il massimo impegno affinché il Parco Cassarà, perché certamente dovrà restare tale l’intitolazione, possa riaprirsi alla città».

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