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Indennità al Comune di Palermo, Lagalla: «Ci adeguiamo alla legge»

Il sindaco: «Siamo stati gli ultimi ad attuare una norma nazionale che risale a due-tre anni fa, basta polemiche»

«Ogni occasione è buona per fare polemica, siamo stati gli ultimi ad adeguare una norma nazionale che risale a due-tre anni fa. Ho bloccato ogni richiesta che arrivava legittimamente da molte parti politiche fino a quando la situazione economica non sarebbe stata riportata alla correttezza finanziaria».

Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla sottolinea la responsabilità e la correttezza del suo agire. A margine della commemorazione per Paolo Giaccone, professore di Medicina Legale ucciso dalla mafia nel 1982, il tema delle indennità torna alla ribalta.

La polemica con i sindacati e alcune esponenti del consiglio comunale, in particolare la quota del Movimento cinque stelle, come Antonino Randazzo, è ancora fresca e il primo cittadino non ci sta: «Nel momento in cui la condizione economica consente di poter utilizzare le risorse e tutto questo avviene in Italia da due anni, allora penso che ci sia anche qualcuno che intasca i soldi e grida allo scandalo - attacca Lagalla -, così da avere la coscienza a posto, secondo lui, e fare costantemente terrorismo politico». Il riferimento, come sopra spiegato, va al M5s: all’atto della votazione, i pentastellati hanno votato contro l’aumento delle indennità, ma non sembrano aver proposto soluzione di continuità magari attingendo alla vecchia pratica del dimezzamento. Il sindaco prosegue, sottolineando che «non abbiamo fatto mancare risorse a nessuno, e quelle risorse sono tate congelate per oltre un anno - dice -. Oggi che i provvedimenti sono allineati, le risorse disponibili e tutto il Paese allineato, vorrei capire perché noi avremmo dovuto privare le persone che chiedevano, perché l’hanno chiesto tutti e tutte le forze politiche evidentemente, di questo risultato».

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