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Palermo, dopo lo strappo con la scuola allo Zen patto di legalità con il Comune

L’accordo di rete tra parti sociali e istituzioni dovrà sviluppare le energie positive del quartiere e diffondere la cultura della legalità riqualificando la zona

Lotta al disagio e alle forme di marginalità del territorio dello Zen di Palermo, mentre fuori dalla scuola Giovanni Falcone le montagne di spazzatura si rigenerano ogni giorno.

L’accordo di rete tra parti sociali e istituzioni che dovrà sviluppare le energie positive del quartiere e diffondere la cultura della legalità riqualificando la zona, viene siglato nel luogo simbolo della lotta al degrado, colpito nei mesi scorsi dal terremoto giudiziario che ha coinvolto l’ex preside Daniela Lo Verde.

Il sindaco Roberto Lagalla, il prefetto Maria Teresa Cucinotta, l’attuale preside reggente Domenico Di Fatta e il futuro dirigente Massimo Valentino, che prenderà servizio da settembre, provano a ricucire la ferita, profonda, firmando il protocollo fortemente voluto dall’assessore alle Attività sociali, Rosi Pennino.

Con il il quale si prova a imbastire una lotta più serrata, attraverso i punti stilati nel programma di azione dell’accordo tra i quali risaltano percorsi più accessibili di regolarizzazione di quei residenti che intendono «fuoriuscire dalla condizione di abusivismo al fine di ottenere una condizione abitativa legittima» e interventi di recupero e rigenerazione delle strutture e degli ambienti coinvolgendo gli abitanti, in particolare i più giovani, nei processi di riqualificazione.

«È il frutto di un accordo che in questi mesi ci ha visto condividere un percorso - ha spiegato Pennino - iniziato immediatamente dopo i fatti spiacevoli che hanno coinvolto questa scuola». Il protocollo farà da cornice alla collaborazione tra tutti gli attori, dalle associazioni alle istituzioni che segna il primo passo «a partire dalla programmazione comune del Ruis (Riqualificazione urbana infrastrutture e sicurezza): un milione e mezzo di euro per la rigenerazione del centro Opian. Vedremo inoltre - prosegue l’assessore - il ritorno degli assistenti sociali all’interno del quartiere, un ruolo importantissimo il loro per tante regione diffuse legate alla povertà e ai bisogni».

«Lo strumento del coinvolgimento, della corresponsabilizzazione diventa prevalente e necessario - sottolinea il sindaco -. In quest'ottica, si muove la rete che oggi viene sottoscritta fra associazionismo, istituzioni e gli operatori sociali del quartiere. Sono assolutamente convinto del valore della testimonianza di chi si impegna e lo fa per il bene comune - ha poi proseguito -. Certamente qui c'è stata una caduta di questo paradigma. E' stata prontamente sostituita l'iniziativa dirigenziale. Dal primo settembre ci sarà un nuovo preside. Dobbiamo continuare a credere nelle istituzioni, coinvolgendo i cittadini in una forma di corresponsabilizzazione della città. Il nostro messaggio deve essere certamente rivolto alle famiglie, ma anche ai più giovani. E la scuola è un potente amplificatore di questi valori».

Fuori dalla scuola, però, incuria e degrado continuano a proliferare sotto gli occhi delle istituzioni. Territorio vessato dal continuo fenomeno della migrazione dei rifiuti, anche questa mattina, dopo il recente lavoro degli operatori della Rap, i cumuli hanno accolto l’arrivo delle auto blu. «Stiamo pensando a nuove forme di controllo del territorio - ha detto il sindaco -. Noi stiamo cercando di lavorare con tutti i mezzi. Quello del potenziamento delle funzioni e degli strumenti nella disponibilità di Rap, che pure ha avuto in questi giorni le difficoltà che conosciamo e che stentano ad essere superate. Stiamo immaginando dall'autunno - prosegue il primo cittadino - a forme alternative di controllo del territorio. È evidente che la migrazione dei rifiuti è cosa certa e dimostrata, così come il riformarsi delle discariche nei luoghi interessati da pulizia straordinaria. Insomma, al di là dell'azione quotidiana, occorre potenziare i controlli ma coinvolgere i cittadini. Lo dico dal mio insediamento, non potremmo far nulla se i cittadini non accettano di collaborare».

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