Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Piantedosi a Palermo: «Con i beni confiscati alle mafie vanno migliorati il sistema giudiziario e di polizia»

A Villa Whitaker, sede della prefettura di Palermo, è stato firmato un accordo tra la Regione e l’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei patrimoni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata

Una più efficace politica di valorizzazione dei beni confiscati alla mafia presenti sul territorio siciliano, considerato che oltre un terzo di questi si trova proprio nell’Isola, e una migliore individuazione delle possibili modalità di riuso e recupero che possono passare anche attraverso nuovi presidi di forze di polizia e corpo forestale. Villa Whitaker, sede della prefettura di Palermo, è teatro della firma dell’accordo istituzionale tra la Regione Sicilia e l’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, a cui si sono aggiunti sei convenzioni per l’assegnazione diretta di alcuni beni agli enti del terzo settore e la consegna dell’immobile della scuola alberghiera Pietro Piazza al Comune di Palermo.

Sotto gli occhi della padrona di casa, il prefetto Maria Teresa Cucinotta, e del ministro degli Interni Matteo Piantedosi, il presidente della Regione Renato Schifani e il presidente della Anbsc, Bruno Corda, mettono la firma su un nuovo protocollo che vede una sempre più stretta collaborazione, «operativa e dinamica» l’ha definita Schifani, tra i soggetti istituzionali. Obiettivo, dare uno sprint ad un’economia, che al momento procede a rilento, che punta alla riqualificazione degli immobili sequestrati ai mafiosi: «La Sicilia è fornitrice di materia prima importante in tema di beni confiscati, circa il 40% del patrimonio nazionale - ha sottolineato il ministro -. Contiamo di occupare uno spazio significativo soprattutto per quanto riguarda la destinazione dei beni a presidi di forze di polizia: con i patrimoni delle mafie si creano i presupposti perché possano funzionare meglio sistema giudiziario e sistema di polizia. Attraverso iniziative come questa ci ripromettiamo di fare meglio - prosegue il titolare del Viminale, - abbiamo creato i presupposti per rilanciare ancora di più il tema dei beni confiscati. Il problema principale di questo settore è far conciliare domanda e offerta».

Piantedosi plaude soprattutto al lavoro portato avanti dalla Regione, sottolineato anche da Bruno Corda: «La Sicilia è sempre stata impegnata con fondi comunitari e nazionali nella ristrutturazione degli immobili ma anche nelle demolizioni - sottolinea il presidente di Anbsc -, che riportano alla normalità i territori». Al momento, la Sicilia ha in dote circa 1700 beni tra cui i 122 nella provincia di Trapani provenienti dai possedimenti di Matteo Messina Denaro: «Per i comuni più piccoli - prosegue Corda - questi sono una manna dal cielo. Hanno un grande significato». Ad assistere alla firma anche le associazioni che oggi hanno ricevuto alcuni spazi: Rosaria Nuccio dell’associazione Liberarmonia porterà avanti un progetto che prevede l’attivazione di lavoratori formativo-occupazionali. Michele Buscemi dell’associazione Istituto Walden creerà una casa famiglia per le donne vittime di violenza, mentre Davide Di Pasquale di Uniamoci porterà avanti il progetto di un centro sociale polifunzionale. Maurizio Artale del centro Padre nostro porterà avanti l’iniziativa di accoglienza di persone in condizione di estrema povertà, mentre Mario Lupo dell’associazione Samot realizzerà un centro di ascolto. Infine, Giuseppe Scalzo dell’associazione Onmic prevede di realizzare uno sportello polifunzionale di supporto alla collettività in contrasto alle situazioni di disagio. «Confermiamo l’impegno per far fruire alla società i beni confiscati alla mafia - sottolinea Schifani -, una sorta di risarcimento dei danni provocati dalle attività della criminalità organizzata. La gestione di questi beni non è una scommessa che si può perdere».

A margine dell’incontro il ministro dell’interno si è soffermato anche sulla situazione di Lampedusa, «isola che dovrebbe ricevere il Nobel per la pace - sottolinea - gestiamo un problema complicato con il sostegno dei territori. Stiamo rafforzando la rete di accoglienza per fare argine al problema degli arrivi ma sempre con l'obiettivo di fermare i flussi. Fino ad ora accolte 25 mila persone, riuscendo a distribuirle in tempi ragionevoli. La portata del fenomeno è enorme e il governo sta lavorando bene».

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia