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Palermo Pride, così il diverbio Lagalla-Varchi è diventato scontro nella maggioranza

Fratelli d'Italia isolato. Il consigliere Antonio Rini durissimo «La domanda sorge spontanea: forse qualcuno vuole continuare a governare la città senza di noi? Si accomodi pure...»

Lagalla con Beppe Fiorello alla sfilata del Pride

Doveva essere uno scambio di battute e doveva finire lì. Un gioco delle parti fra il sindaco di Palermo e la sua vice. L'uno che guida il governo di centrodestra a difendere la posizione di avere patrocinato la festa del Pride, l'altra che invece la contesta perché – sostiene – l'evento ha una connotazione politica contro il governo Meloni. Dicono che il patto non scritto, fra Roberto Lagalla e Carolina Varchi, era che ognuno facesse la sua parte e amici come prima.

Ma il diavolo, si sa, fa le pentole ma non i coperchi. E una dichiarazione appresso all'altra, la questione è montata come una panna acida. E ben presto le fazioni si sono ben delineate a forza di comunicati e lanci d'agenzia. Col risultato che Fratelli d'Italia, nella sequela di prese di posizioni all'interno della maggioranza, è rimasta isolata. Con l'impressione, anzi, di un attacco quasi studiato. Il che, pare, che abbia molto infastidito i piani alti del partito. E non si spiegano diversamente i toni insolitamente duri utilizzati da un consigliere comunale Antonio Rini, che vanta buoni rapporti col primo cittadino, mandato in difesa della Varchi. «Per noi – scrive Rini - queste sono posizioni immodificabili, quindi la domanda sorge spontanea: forse qualcuno vuole continuare a governare Palermo senza di noi e in opposizione al governo regionale e nazionale? Si accomodi pure...».

Parole dure, di rottura, che dicono essere state concordate direttamente con i maggiorenti di Roma del partito. E fanno il paio con quanto ha dichiarato un pezzo grosso dei meloniani, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, attaccando la sinistra, ma anche il sindaco: «Non si capisce perché si pretenda il patrocinio, ognuno deve essere libero di manifestare le proprie idee, ma il patrocinio da parte di un’amministrazione pubblica sancisce la condivisione dei contenuti, non del diritto di manifestare. Ci vogliono costringere a pensarla come loro? Sarebbe molto grave oltre che antidemocratico».

Che sul Pride ci fosse aria di baruffa s'era capito dall'altro ieri, quando in Consiglio comunale – applicando il regolamento su richiesta del consigliere Giuseppe Milazzo – non è stato fatto votare un ordine del giorno (insieme ad altri sei) sui diritti Lgbt. Ieri, poi, le parole della Varchi, che è anche parlamentare nazionale: «Non ha alcun senso concedere il patrocinio a manifestazioni che hanno una chiara connotazione politico-ideologica». La risposta del sindaco arriva durante la conferenza stampa di presentazione della manifestazione. «Io sono il garante dei diritti civili, delle libertà e della dignità delle persone. Ecco perché l’amministrazione ha dato il patrocinio. Io sono il sindaco di tutta la città, non solo di una coalizione». E ha ribadito che «il bene maggiore della rappresentanza democratica è quello di interpretare non il pensiero dominante, ma le sensibilità diverse e articolate, importanti e rilevanti, che stanno all’interno della comunità».

Lo scambio di vedute poteva chiudersi qua, senza molte conseguenze. Invece ieri è cominciato uno stillicidio di dichiarazioni che inevitabilmente si è trasformato in un muro contro muro. Forza Italia, Lega, Dc e Lavoriamo per Palermo (il gruppo del sindaco) hanno fatto quadrato attorno al primo cittadino. La sostanza delle dichiarazioni di Gianluca Inzerillo, Vincenzo Figuccia, Dario Bonanno e Dario Chinnici è che sui diritti non bisogna arretrare, piena sintonia con Lagalla che ha fatto bene a rispettare le sensibilità di tutti. Insomma, sulla festa arcobaleno la maggioranza esce sonoramente spaccata, con Fratelli d'Italia in netta minoranza. Al punto che Alessandro Aricò, assessore regionale, e il senatore Raoul Russo, si sentono in dovere di solidarizzare con la compagna di partito: «Ha ragione, l'evento insieme alla rivendicazione di alcuni diritti è purtroppo anche vetrina di propaganda politica e ideologica a favore della maternità surrogata».

Dell'opposizione stupisce il silenzio. Nella giornata si registra un solo comunicato, quello di Rifondazione, in cui il segretario Ramon La Torre sostiene che «la Varchi ci spinge verso l'oscurantismo».

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