La maggioranza divisa sul Palermo Pride, la Lega si schiera con Varchi: «No al patrocinio comunale»
«La Lega Salvini Premier non supporta le passerelle ai Gay Pride, tantomeno i relativi patrocini concessi dalle pubbliche amministrazioni». Lo dichiarano in una nota congiunta il commissario regionale della Lega in Sicilia, Annalisa Tardino, il segretario provinciale di Palermo Francesco Di Giorgio e il capogruppo al Consiglio comunale di Palermo, Alessandro Anello. Una posizione diametralmente opposta a quella presa ieri (24 giugno) dal deputato regionale Vincenzo Figuccia, anche lui leghista, quando è scoppiata la polemica sul patrocinio della manifestazione concesso dal sindaco Roberto Lagalla e contestato dal vicensindaco Carolina Varchi, esponente di spicco di Fratelli d’Italia. Il partito della premier Giorgia Meloni nel corso della giornata di ieri è rimasto isolato e anche la Lega aveva espresso, con Figuccia, il proprio sostegno alla scelta del sindaco. Adesso arriva il dietrofront. Nella nota i tre rappresentanti leghisti sottolineano che il loro partito, non supporta il Gay Pride, «così come non supporterebbe passerelle e patrocini ad allegre sfilate di eterosessuali, ad evidente connotazione ideologica. Sul punto - continuano Tardino, Di Giorgio e Anello - teniamo a fare chiarezza rispetto a quanto letto sui giornali. Riteniamo che ci siano problemi ben più importanti di cui occuparci, specie in una città come Palermo, in cui l’azione amministrativa e politica richiede ancor più serietà e impegno di quelli, già importanti, dimostrati finora. Le priorità dei cittadini sono altre, e noi preferiamo restare al lavoro su quelle». Secondo quanto dichiarato ieri da Figuccia, invece, «ogni richiesta sul riconoscimento di diritti va ascoltata. Personalmente - aveva precisato ieri il deputato regionale del Carroccio - ritengo che l’adozione e il concepimento di figli riguardino l’unione tra l’uomo e la donna. Tuttavia, credo che in un’occasione come il Gay Pride di Palermo sia utile tralasciare le polemiche e rispettare le posizioni di tutti, a partire da quella del sindaco, che da primus inter pares e da primo cittadino ha il diritto-dovere di accogliere tutti e non negare le istanze di nessuno. Ciascuno rimane della propria idea, nel rispetto delle posizioni altrui, nella consapevolezza che la libertà di ciascuno finisce, dove inizia la libertà degli altri».