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«In vendita piazza Magione e il mercato ortofrutticolo»: erroraccio della giunta di Palermo

Nel piano delle alienazioni e delle valorizzazioni del patrimonio, un atto necessario per l'approvazione del bilancio, finiscono beni che non possono essere ceduti. Una svista: ora il Consiglio dovrà correggerla

Piazza Magione a Palermo

Oddio, non è proprio come Totò che voleva vendere la fontana di Trevi, a Roma. Tuttavia, mettere in vendita a Palermo il mercato ortofrutticolo, piazza Magione, la piscina comunale, piazza Alberico Gentili, l’area Lolli-Notarbartolo e l’area Sampolo Giachery è un’operazione che vi assomiglia molto. Qua non c’è alcuna truffa, però. Ma, più banalmente, siamo di fronte a un maligno «refuso», come lo chiamano gli uffici. A proposito di atti del bilancio con errori. Eccone uno che fa sorridere. Ma è uno di quelli che non passa inosservato perché contenuto in una delibera già inviata al Consiglio comunale che poi è stata corretta dalla stessa giunta 15 giorni dopo. Correzione che forse non basterà, sic et simpliciter, a chiudere il clamoroso abbaglio: servirà un emendamento correttivo per potere dichiarare chiuso l’argomento.

Ma ecco i fatti. Nella seduta di giunta del 6 aprile si licenzia il piano delle alienazioni e delle valorizzazioni del patrimonio comunale. Si tratta di tutti quei beni che possono essere venduti e servono per realizzare qualche soldo in favore delle esangui casse di Palazzo delle Aquile. Spesso vi si piazzano palazzi, lotti di terreno e magazzini talmente malmessi da risultare invendibili; alcune volte invece c’è qualche «pezzo» per cui vale la pena. Un atto necessario perché è uno di quelli cosiddetti propedeutici senza il quale non si può approvare il bilancio. Solo che questa volta nella lista figuravano piazze e strutture comunali che obiettivamente è complicato potere vendere. Ma intanto la lista va, passa il vaglio di dirigente e assessore al Patrimonio; nella seduta di giunta tutto fila liscio.

Evidentemente, qualcuno fa notare il problema e allora l’assessore Andrea Mineo e il dirigente Roberto Raineri precipitosamente provvedono ad eliminare dalla lista quei sei «beni» invendibili. E così rielaborano la delibera che torna in giunta per l’approvazione: e siamo al 24 aprile. A fine del mese scorso parte dall’area del Patrimonio una nota con cui si chiede alla presidenza del Consiglio (ma anche ad altri indirizzi) di «sostituire l’allegato 4, già accluso» alla proposta di deliberazione». Solo che Giulio Tantillo, che guida Sala delle Lapidi, ammette: «Non ho il potere di cambiare un atto formale - spiega -. In aula qualcuno dovrà presentare un emendamento. So che la commissione Urbanistica sta proprio lavorando su questo provvedimento». Sperando, questa volta, che non sia messo in vendita Monte Pellegrino.

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