In queste settimane a Palermo tiene banco il dibattito sull’aumento del contratto di servizio per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e il conseguente aumento della Tari, la tassa sui rifiuti. Nel 2022 il controvalore delle attività è stato di 101 milioni di euro. Ma l’amministratore unico della Rap Girolamo Caruso aveva già scritto che quei soldi non bastano a fare quadrare i conti. Ne è seguita una polemica, condita da prese di posizioni, che ha il chiaro scopo di evitare ritocchi al rialzo della tassa.
Nemmeno al sindaco Roberto Lagalla piace un’eventualità di questo tipo. Ma l’argomento torna d’attualità dopo che l’altro ieri, in commissione Bilancio, è stato ascoltato Massimo Collesano, superdirigente della Rap. Anche in questa sede il rappresentante dell’azienda ha dichiarato a verbale che la Rap ritiene inammissibile che il corrispettivo del 2023 rimanga 100 milioni e 745 mila euro, tornando indietro di 8 milioni (rispetto al 2021), poiché non può assorbire i costi. La riduzione dell’anno scorso a poco meno di 101 milioni, si sostiene, è il frutto di sopravvenienze del tutto non previste.
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