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Regione Siciliana, affidato a un docente universitario l'incarico di preparare un piano di dismissione dell'Ast

La Regione potrebbe uscire dall’Ast liquidando la sua partecipazione dall’Azienda Sicilia Trasporti di cui detiene il 100 per cento delle quote: venerdì scorso il Governatore, Renato Schifani, ha incaricato il professore Michele Perrino, docente di Diritto commerciale al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, di preparare una relazione su un eventuale piano di dismissione di Ast.

Una via d’uscita che aprirebbe il campo ai privati che così potrebbero ambire alla gestione delle 570 linee presenti nell’Isola: in questo caso il futuro dei 574 dipendenti assunti a tempo indeterminato sarebbe garantito perché transiterebbero negli organici del nuovo gestore grazie alla clausola sociale che si attiverebbe come da contratto, le difficoltà invece nascerebbero per i 200 interinali che sarebbero a rischio di esubero, così come hanno denunciato i sindacati. Sarebbe questo l’ultimo degli scenari possibili per la società su cui pesano 70 milioni di esposizione debitoria (15 verso i fornitori, 20 verso l’agenzia delle entrate e 32 di scopertura bancaria verso il gestore della tesorerie) e 25 milioni di crediti vantati dall’amministrazione regionale.

In realtà, in un altro parere presentato qualche giorno fa al presidente della Regione, il professore Alberto Stagno D’Alcontres aveva messo in evidenza che, nel 2021, la sofferenza finanziaria dell’azienda ammontava a poco più di 91 milioni di euro: una crisi profonda che sarebbe stato possibile superare seguendo il cosiddetto «modello Alitalia», cioè facendo transitare i debiti in una bad company realizzata per l’occasione mentre la parte sana di Ast potrebbe confluire in una newco più agile che possa restare sul mercato ed essere più competitiva rispetto a quella attuale. Un’ipotesi che – seppure ancora sul tavolo – non avrebbe però convinto fino in fondo né Schifani, né gli esperti di Palazzo d’Orleans: l’ex presidente del Senato, infatti, ha più volte ribadito di essere contrario alla ricapitalizzazione della società perché Ast – viste le condizioni in cui si trova – tra un anno e mezzo non avrebbe la forza di aggiudicarsi le concessioni per le tratte nella gara d’appalto europea che necessariamente si dovrà svolgere per restare titolare dei principali collegamenti in Sicilia.

Anzi, la relazione, firmata dal presidente Santo Castiglione e dal direttore Mario Parlavecchio, farebbe prevedere che il quadro economico possa perfino peggiorare visto che l’ultimo bilancio approvato è quello del 2020 e da quello del 2021, in fase di predisposizione «potrebbero verosimilmente emergere ulteriori perdite di esercizio che andrebbero a ridurre il patrimonio netto al punto da non escludere la possibile corrosione del capitale sociale». Inoltre, per mantenere gli attuali livelli del servizio, Ast dovrà sostituire entro il 31 dicembre quasi il 40 per cento del proprio autoparco, cioè 190 bus, ma l’investimento non sarebbe realizzabile perché le banche non concederebbero il credito. Le perplessità, insomma, sono tantissime, soprattutto perché la scadenza della gara europea è ormai alle porte: secondo il presidente della Regione sarebbe difficile, se non impossibile, che Ast possa sanare tutto per avere i requisiti giusti entro il 2024, non ci sarebbero i tempi tecnici per aggiustare una situazione che nasce dal passato e che si è andata via via aggravando nel corso degli anni. Anche per questo motivo non è piaciuto l’intervento di Giovanni Giammarva, uno dei membri del collegio sindacale che si sono dimessi accelerando così la crisi dell’Azienda siciliana trasporti, che aveva proposto «di sterilizzare le perdite al 31 dicembre del 2022 bloccando gli effetti civilistici per 5 anni» e di «rottamare i debiti fiscali, erariali e previdenziali maturati dal 2000 al 2022 col solo pagamento del tributo base per di più a rate fino al 2027».

Un salvataggio «non praticabile – puntualizzano ancora da Palazzo d’Orleans – innanzitutto perché non tiene conto del fatto che tra poco ci sarà l’impegno inderogabile della gara europea a cui l’Ast si presenterebbe quasi in default e senza commesse. E comunque le denunce sui bilanci e queste soluzioni andavano messe in campo prima perché la cattiva gestione dell’azienda era già conosciuta e si è consolidata nel corso degli anni passati e non solo adesso».

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