Neanche i commissari riescono a sbloccare i cantieri in Sicilia. A distanza di due anni dalle prime nomine fatte dal governo Conte, ieri il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini ha annunciato di avere prorogato le vecchie nomine, spia del fatto che in gran parte dei casi neanche i poteri straordinari hanno permesso di arrivare al taglio del nastro per un'inaugurazione.
Il ministro ha parlato intervenendo alla IX edizione del convegno How can we governe Europe? e da lì ha ragionato sulla lentezza del sistema dei grandi appalti in tutto il Paese: «Ho mandato a mia firma una richiesta di 42 commissari straordinari sullo stato dell'arte delle 117 opere commissariate che ho trovato sulla scrivania. Ferrovie, strade, autostrade, dighe, porti, caserme e la riflessione che sto portando all'interno del nuovo codice degli appalti è che, se per gestire l'ordinario hai bisogno del commissario straordinario, evidentemente l'ordinario non funziona». Salvini ha poi spiegato che le proroghe non sono state decise da lui, ma sono un atto del vecchio governo che lui si è trovato a perfezionare. E ha poi fatto degli esempi di appalti che marciano con particolare lentezza, facendo riferimento, tra gli altri, a quello della diga Pietrarossa in Sicilia (un progetto degli anni Novanta che la Regione ha tentato di far ripartire nella scorsa legislatura).
Nell’elenco delle opere per cui Salvini ha firmato la proroga dei commissariamenti in tutta Italia se ne contano sedici in Sicilia. E si tratta di grandi appalti come l’alta velocità fra Palermo, Catania e Messina che vale 9,3 miliardi ed è stato affidato a Filippo Palazzo. Ci sono poi altre due tratte ferroviarie: la Palermo-Trapani e il by-pass fra a Catania-Siracusa e il porto di Augusta.
Nell’elenco c’è anche il rifacimento del ponte Corleone a Palermo, che vale 61 milioni ed è affidato a Raffaele Celia dell’Anas. C'è anche l’appalto da 990 milioni per la statale 640 Caltanissetta-Agrigento, la Strada degli scrittori, affidato allo stesso Celia, che si occupa anche della tangenziale di Gela (316 milioni). A Palermo il presidente dell’Autorità portuale, Pasqualino Monti, è stato rinominato commissario per opere sul water front che valgono 155 milioni. E che sono fra quelle che viaggiano più speditamente.
Ma se da un lato il ministro ha sottolineato che il sistema ordinario dei lavori pubblici non funziona, al punto da fare diventare stabili da anni i commissari straordinari, dall’altro fra gli addetti ai lavori si discute della carenza di poteri con cui gli stessi commissari devono misurarsi. Non è un caso che gli appalti commissariati abbiano viaggiato in molti casi a velocità non molto superiore a quella dei cantieri aperti con regole ordinarie. Il motivo è legato al fatto che questi commissari non hanno poteri «in stile ponte di Genova» per dirla con le parole di un tecnico che a queste opere ha lavorato fino a qualche mese fa.
L’ex Provveditore per le opere pubbliche della Sicilia, Gianluca Ievolella, ha spiegato ieri che «i commissari hanno il potere di derogare a qualche passaggio procedurale e poco altro. Tra l’altro quando queste nomine furono ideate, col decreto legge 76 del 2020, era stata introdotta una norma che permetteva di derogare a molti vincoli tranne quelli del codice penale. Poi però nel silenzio generale questa norma è stata abrogata in un successivo decreto che aveva ad oggetto il Pnrr. E quindi ora i poteri sono ancora inferiori».
Va detto anche che è capitato che un commissario sia stato nominato senza che poi lo si sia fatto realmente insediare. È successo allo stesso Ievolella, che prima della pandemia aveva ricevuto l’incarico di occuparsi di tutte le strade provinciali siciliane sfruttando una valanga di fondi disponibili da più canali. La sua nomina aveva creato anche uno scontro fra la Regione e il ministero delle Infrastrutture ma poi non si è mai concretizzata: dopo l’indicazione non è mai arrivato il decreto che attribuiva i poteri e i fondi. E così i lavori lampo sulle strade provinciali sono rimasti un pio auspicio.
E non va dimenticato che al di là delle opere su cui ha acceso i riflettori il governo nazionale c’è un lungo elenco di incompiute che da anni monitora direttamente la Regione e che raramente può essere sfoltito perché l’appalto è ripartito. «In questo momento - ha illustrato ieri il neo assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò - nel nostro elenco figurano 117 appalti bloccati da anni». Dentro c’è di tutto: dalla costruzione di case popolari ai centri sportivi passando per nuovi parcheggi e scuole. Fermi da anni e senza neppure la speranza di un commissario.
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