Stressati, sofferenti, esauriti, stanchi, esausti, sfibrati. Si sentono così i dipendenti di area tecnica del Comune, che passano al contrattacco e dicono basta a quello che chiamano «sfruttamento lavorativo». Chiedono al sindaco (il vertice dell’amministrazione per cui lavorano e ne sbagliano il cognome: scrivono La Galla, staccato) un incontro urgente e la priorità nell’affrontare questa condizione di disagio che si vive negli uffici.
Si tratta degli impiegati a tempo ridotto, che lamentano condizioni di lavoro al limite del patologico. Parlano apertamente della «sindrome da burnout», uno stato patologico legato allo stress lavoro-correlato, che porta il lavoratore all'esaurimento delle risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi. Tutto questo è legato a due fattori fra di loro strettamente legati: il poco tempo a disposizione per potere espletare le mansioni senza ansia, visto che questo tipo di dipendenti lavora dalle 20 alle 23 ore settimanali (il tempo pieno è a 36 ore) e il basso stipendio conseguente che li mette in una «condizione economica al limite della povertà».
Una sofferenza che emerge in queste forme per la prima volta. Una lettera con quaranta firme di architetti, geometri, ingegneri. Si sono prima riuniti fra di loro e poi hanno scritto un breve documento che vale anche come richiesta di incontro al primo cittadino. Il racconto che fanno è una specie di catena di montaggio burocratica alla quale sono giocoforza attaccati. Lavorando mediamente due-tre giorni alla settimana, il dipendente part-time «deve cercare con fatica di smaltire gli arretrati, ricevere il pubblico, effettuare sopralluoghi, riscontrare le note dei vari organi, istruire le pratiche, dare seguito a eventuali indagini della Procura» e altre incombenze che sarebbe troppo lungo riportare. Inoltre «si aggiunge l’insistente richiesta da parte dei dirigenti in merito alla progettazione esecutiva del Pnrr, da eseguire in tempi brevissimi», si legge nella nota. Che così continua: «È chiaro che tale pressione ha creato una prostrazione psicologica negli impiegati coinvolti, a causa di una evidente condizione di sfruttamento lavorativo. A tutto ciò si aggiunge una condizione economica ai limiti della povertà, che denigra la professionalità e l’esistenza dei dipendenti». «La categoria dei funzionari dovrebbe avere la priorità nell’aumento delle ore - dice Ugo Forello, consigliere d’opposizione - perché svolgono compiti centrali e delicatissimi in questo momento storico. Evidentemente la situazione è frutto di scelte politiche che purtroppo l’amministrazione in carica da qualche mese non ha ancora preso».
Certo, stare appesi per anni a 800-1000 euro al mese, in attesa di un’assunzione piena, non deve essere una condizione molto piacevole. Anche perché parliamo di gente che ormai è anche avanti negli anni, non si tratta cioè di professionisti alle prime armi. Circostanza su cui concorda Dario Falzone, assessore al Personale, il quale però non ha soluzioni in tasca e nemmeno una via d’uscita in tempi brevi. «È una questione, quella di aumentare le ore ai part-time, che riguarda tutti i lavoratori in queste condizioni, e non solo coloro che prestano servizio in area tecnica - commenta Falzone -. In agenda l’amministrazione questo problema ce lo ha ben chiaro ed è in testa alle priorità. Non possiamo utilizzare fondi statali per compiere questa operazione e la situazione di bilancio un po’ ci lega le mani. Ma speriamo di potere fare qualcosa già entro la fine dell’anno».
Nel frattempo, all’Ansa, il sindaco Roberto Lagalla annuncia una rivoluzione degli uffici, il cui piano presenterà entro fine mese e «prima di Natale ci sarà la rotazione dei dirigenti con la ridistribuzione del personale secondo i carichi di lavoro». E a proposito delle difficoltà di amministrare senza soldi ha ironizzato: «Ogni giorno è come scalare il Passo del Mortirolo».
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