«In Sicilia ai lavoratori regionali non vengono riconosciuti gli stessi diritti di quelli di cui godono i lavoratori pubblici di tutta Italia. Questa situazione è inaccettabile. Chiediamo che il prossimo governo regionale guidato da Renato Schifani si prenda subito carico della questione». Lo dicono i segretari regionali della Fp Cgil Gaetano Agliozzo, della Cisl Fp Paolo Montera, della UilFpl Salvatore Sampino e della Ugl Ernesto Lo Verso commentando l'impugnativa dell’articolo della legge sulle variazioni di bilancio con cui venivano stanziate una parte delle risorse necessarie per la revisione del sistema di classificazione, il cosiddetto «ordinamento professionale» (equivalente allo 0,55% del costo del personale del 2018) e per l’incremento del salario accessorio (lo 0,22%).
«Lo Stato - aggiungono - ha impugnato la norma, che le nostre forze sindacali si erano impegnate a fare approvare, a causa dell’incertezza delle coperture assicurate mediante l’utilizzo delle maggiori entrate tributarie. Mancano così le risorse necessarie per dare avvio alla revisione dell’ordinamento professionale nella misura pari a quella riconosciute negli altri comparti del lavoro pubblico in Italia. È chiaro che i lavoratori siciliani non possono subire questo torto mentre l'inflazione galoppa. E per questo - proseguono - chiediamo al presidente Schifani di mettere questo tra i temi più urgenti della sua agenda di governo».
Agliozzo, Montera, Sampino e Lo Verso proseguono: «Al nuovo esecutivo e al nuovo Parlamento regionale chiediamo di stanziare le risorse per la revisione del sistema di classificazione e per l'incremento del salario accessorio con una copertura certa. È necessaria anche la nomina dei nuovi vertici dell’Aran Sicilia, per arrivare nel più breve tempo possibile, al rinnovo del Contratto collettivo 2019/2021, scaduto e già rinnovato in tutti i comparti del pubblico impiego d’Italia.
«Infine - concludono -, non possiamo non segnalare come questa impugnativa sia il frutto di un accordo Stato-Regione capestro che va immediatamente rivisto. È assurdo che le assunzioni siano bloccate e che la Regione debba ricorrere ai pensionati per la spesa dei fondi europei e del Pnrr. Nell’applicazione dell’accordo così come lo conosciamo si rischia di consegnare alle prossime generazioni una Sicilia con i conti in ordine ma sempre più impoverita».
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