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Lagalla: «Condivido lo spirito dell'appello per Draghi». Ma non firma e incassa il plauso di FdI

Il sindaco Roberto Lagalla

Il sindaco condivide ma non firma. Roberto Lagalla, eletto alle Amministrative del 12 giugno alla guida del Comune di Palermo, ha detto di essere d'accordo con lo spirito dell'appello a Draghi a continuare nell'azione di governo. E tuttavia non si unisce ai sindaci che stanno sottoscrivendo l'appello. Al punto che dall'opposizione di Roma, ma maggioranza a Palermo, ovvero da Fratelli d'Italia, arriva un plauso alla mancata firma.

«Credo che i sindaci si preoccupino di garantire la continuità dell’azione di governo - ha dichiarato Lagalla - che in questo momento è auspicabile, in particolare per Palermo, impegnata (su questioni legate al bilancio comunale) nel confronto con lo Stato, che dovrebbe trovare soluzioni in tempi rapidi. La proposta di sottoscrizione della lettera mi è arrivata in zona Cesarini e parte dalla politica dell’Anci, le cui dinamiche al momento non conosco essendomi insediato da poco tempo». Lo dice il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, eletto dalla coalizione di centrodestra. «Ne comprendo comunque lo spirito - aggiunge Lagalla - e condivido la riflessione politica fatta in modo chiaro da Forza Italia e Lega sull’inaffidabilità del M5s». Lagalla conclude: «È altrettanto vero il ragionamento secondo cui il governo debba essere nel pieno dei suoi poteri perché le elezioni anticipate farebbero slittare provvedimenti e adempimenti, a cominciare da quelli che riguardano la città di Palermo».

«Prendiamo atto con soddisfazione - dicono in una nota Carolina Varchi, deputato di Fratelli d’Italia, Giampiero Cannella, coordinatore regionale della Sicilia, Raoul Russo, coordinatore provinciale di Palermo, Francesco Scarpinato, coordinatore cittadino e consigliere comunale di Palermo e Giuseppe Milazzo, europarlamentare e consigliere comunale di Palermo - che il sindaco di Palermo Roberto Lagalla non ha firmato l’appello affinché Mario Draghi prosegua la legislatura nonostante la grave crisi di governo. Ipotesi, questa, peraltro non gradita e condivisa dallo stesso premier. Bene ha fatto il sindaco di Palermo a non prestarsi ad un gesto che avrebbe potuto, contro ogni evidenza, far sembrare la sua sindacatura funzionale ai desiderata di questo o quel partito, svincolata da una maggioranza che lo ha eletto che ha avuto, in Fratelli d’Italia un cardine fondamentale». Poi gli esponenti di FdI aggiungono che «la città di Palermo, martoriata da dieci anni di pessima amministrazione a guida Leoluca Orlando, merita dal governo nazionale, a prescindere dal colore politico del capo dell’esecutivo, un’attenzione particolare in relazione a quello che il capoluogo siciliano rappresenta per l’Isola e per il Paese. Fratelli d’Italia ribadisce che sul piano nazionale l'unico sbocco possibile alla crisi innescata dal M5S sia quella di restituire alla sovranità popolare la possibilità di scegliere il prossimo governo con libere e immediate elezioni».

La dichiarazione di Lagalla aveva fatto pensare a un'adesione piena, cioè che il sindaco avesse firmato l'appello, al punto che il suo nome era stato inserito. Così, in serata, è stata necessaria una rettifica da parte dello staff del sindaco. «Nell’elenco dei sindaci che hanno firmato l’appello al premier Draghi viene erroneamente riportata la firma del sindaco Lagalla: si ribadisce che il sindaco non ha firmato alcun documento», fa sapere lo staff di Lagalla. Nel documento dei 1.300 sindaci, il nome di Lagalla si trova al posto 822 ma come specifica il suo staff il sindaco non ha firmato.

 

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