Per due terzi degli italiani Giovanni Falcone è stato un eroe, un uomo che col suo impegno è andato ben oltre il suo dovere di giudice e servitore dello Stato. Un eroe costretto a combattere la mafia da solo. Abbandonato dalla politica per il 71% degli italiani e dalla magistratura per il 75%.
Di Giovanni Falcone, della stagione delle stragi del 1992, della percezione attuale del fenomeno mafioso parla il sondaggio che Ipsos ha donato alla Fondazione Falcone nel trentennale dell’attentato di Capaci, costato la vita ai giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Un’analisi a tutto campo che svela le convinzioni degli italiani sul magistrato siciliano divenuto simbolo della lotta alla mafia. Solo una marginale minoranza degli italiani (8%) ritiene che sulle stragi di Capaci e via D’Amelio sia stata fatta piena giustizia. La maggioranza relativa (42%) ritiene invece che siano stati condannati esecutori materiali e mandanti mafiosi, ma non sia stata fatta luce sui presunti mandanti occulti e sulle coperture politiche. E un altro terzo pensa che non siano stati scoperti nemmeno i mandanti mafiosi o addirittura neanche i veri killer. Interessante è anche l’opinione del campione sulla reazione dello Stato all’attentato di Capaci e a quello di Via D’Amelio in cui, 57 giorni dopo la morte di Falcone, persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Per un terzo del campione le istituzioni reagirono cercando un ‘compromesso politicò con Cosa Nostra. Per il 22% la reazione delle istituzioni è stata ‘militarè e ‘giudiziarià e si è manifestata con un potenziamento del controllo del territorio, con le indagini e con gli arresti. Per il 21%, invece, lo Stato ha reagito investendo sulla cultura della legalità. Solo 1 su 10 ritiene che non ci sia stata alcuna reazione. Quale che sia stata, la condotta delle istituzioni ha prodotto, secondo gli italiani, solo risultati parziali: per il 47% è stata efficace a fermare la violenza stragista dell’epoca, per il 33% a ridurre la gravità del fenomeno mafioso e solo per il 27% è servita a sconfiggere definitivamente la mafia.
Inquietante invece la riflessione sulla suggestione che la mafia esercita ancora sui giovani. Per 4 italiani su 10 la mentalità mafiosa sta diventando «di moda» tra i ragazzi. È minore (il 36%) la percentuale di chi ritiene che invece i giovani si siano ormai «emancipati» dalla cultura mafiosa e non siano più disposti ad accettare le ingerenze mafiose sulle loro vite. Colpisce che a essere più pessimisti siano i Millennials, (44% contro il 35%), e la Generazione X (43% contro il 31%). Più ottimisti, invece, i più anziani (35% contro 41%). Questo dato sottolinea quindi l’importanza di insistere con la cultura della legalità. Per il 52% è ancora fondamentale parlarne nelle scuole, solo il 6% ritiene che non sia più utile farlo.
«Ringrazio Ipsos per l’importante contributo dato - dice Maria Falcone, sorella del giudice assassinato a Capaci e presidente della Fondazione che del fratello porta il nome - e che ci mostra quanto sia ancora importante il lavoro di informazione nei confronti dei più giovani, ma non solo. Dal sondaggio emerge che su molti aspetti prevalgono ancora stereotipi errati, frutto anche di una pubblicistica che punta sul sensazionale anziché sull’impegno a fare comprendere a fondo il fenomeno mafioso. Non meraviglia il diffuso scetticismo sulla ricerca della verità, sia perché effettivamente sono rimasti oscuri molti aspetti mentre sono venuti alla luce inquietanti tentativi di depistaggio, sia perché la diffidenza viene anch’essa da molto lontano e non riguarda solo la lotta alla mafia».
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