Le elezioni in Sicilia saranno il campo in cui si gioca la partita tra Fratelli d’Italia e il centrodestra ormai a trazione leghista. La fotografia dei rapporti fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini l’hanno scattata ieri Ignazio La Russa e il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida: «Noi ci presentiamo col nostro simbolo, non cambiamo volto a poche ore dal voto. Vogliamo essere giudicati con la nostra faccia». È un messaggio preciso, una risposta a Salvini che proprio dalla Sicilia ha deciso di lanciare il nuovo simbolo - Prima l’Italia - per mandare in soffitta quello con la scritta Lega e per iniziare quel percorso di aggregazione dei centristi che si spinge fino ad autonomisti di Lombardo e centristi nell’orbita dell’Udc. È la manovra con cui Salvini sta costruendo una coalizione che coinvolge anche Forza Italia e che vede ormai in Fratelli d’Italia uno sfidante: a Palermo, dove la Meloni ha in campo Carolina Varchi, e alla Regione dove punta sul bis di Musumeci. «Salvini dice che devono decidere i siciliani - dice il senatore La Russa - , poi però dice che la Sicilia è laboratorio per Prima l’Itali. No, la Sicilia non è laboratorio, non è una cavia, non serve a testare le cose che servono all’Italia. Noi siciliani non siamo cavie. Sapete chi ha inventato lo slogan Prima l’ItaliA? Giorgio Almirante, ci sono i manifesti». Così lo scenario che sta maturando è quello di un centrodestra diviso in due nuove aree: Fratelli d’Italia col movimento di Musumeci e la Lega con intorno Forza Italia, Mpa e Udc. Ma per La Russa «una cosa è certa, non siamo isolati». Sono parole che hanno un riflesso sul piano nazionale.