Al momento il documento è tenuto sotto chiave, ma la giunta ha già approvato sabato sera il piano di riequilibrio finanziario che serve evitare il default del Comune. Saranno vent'anni di lacrime e sangue per riportare i conti in equilibrio che al momento hanno bisogno di 70 milioni di euro strutturali. La delibera sarà presentata ufficialmente domani pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa convocata dal sindaco a Palazzo delle Aquile. Nonostante la consegna del silenzio sia rispettata all'interno dell'amministrazione, si sa ad esempio che il piano è stato sì approvato ma con il parere contrario del ragioniere generale. Paolo Bohuslav Basile, del resto, era contrario a questa soluzione e aveva presentato una proposta di dissesto, secondo lui unica strada che l'ente può seguire in queste condizioni in cui il dissesto è funzionale e non dipende da troppi debiti. Il no del ragioniere pesa molto soprattutto nella predisposizione dei consiglieri comunali a votare favorevolmente e questo rischia di compromettere il percorso in aula del piano di riequilibrio elaborato dal direttore generale, Antonio Le Donne. Molto dipenderà dalle decisioni del collegio dei revisori che dovrà anch'esso rendere parere.
Gli elementi con cui è stato congegnato il riequilibrio si prestano a molte polemiche perché ruota attorno a un miglioramento del livello della riscossione dei tributi locali. Com'è noto a Palermo c'è un doppio problema, la Tari la paga appena il 35-40 per cento dei contribuenti e nel progetto della giunta c'è di aumentare il gettito portandolo ai livelli della media nazionale, quasi il doppio cioè, per poi tendere «al conseguimento del pareggio». Poi c'è la proposta di delibera che aumenta le tariffe del mercato ittico; c'è ance quella che aumenta del 10 per cento ogni biennio (per i prossimi 20 anni) le tasse per l'occupazione del suolo pubblico, i 5,5 milioni all'anno del nuovo bando per la pubblicità.
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