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Da Palermo il no del leader degli industriali al reddito di cittadinanza: «Sbagliato spendere un altro miliardo»

Bonomi: «Nelle crisi soffrono ancora di più i giovani, le donne e i lavoratori a tempo determinato. Per queste tre categorie gli interventi sono minimi se non irrisori»

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi al suo arrivo a Carini

«Credo che mettere un ulteriore miliardo sul reddito di cittadinanza che non sta funzionando sia sbagliato, costa quasi 9 miliardi l’anno. Quelle risorse potrebbero essere utilizzate nel contrasto alla povertà in una maniera più efficiente. Il reddito di cittadinanza è un fallimento totale sulle politiche attive del lavoro, l’abbiamo sempre denunciato». Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, oggi a Palermo per partecipare al convegno «Il valore dell’impresa», organizzato dagli industriali siciliani presso lo stabilimento Omer di Carini.

«Mettere ulteriori 4 miliardi sui centri pubblici per l'impiego, che sono stati sempre un fallimento, è un ulteriore errore, non è quella la strada: credo che bisognerebbe mettersi a un tavolo e ragionare in maniera seria sul lavoro», ha detto inoltre il leader nazionale degli industriali.

Al contrario, Bonomi sollecita altri interventi. «Auspicavo che la manovra - ha dichiarato - fosse l'inizio di un percorso per rispondere a quelle categorie che nelle crisi soffrono ancora di più: giovani, donne e lavoratori a tempo determinato. Però devo constatare che su queste tre categorie gli interventi sono minimi se non irrisori. Peraltro sono degli interventi che non guardano alla crescita, l’ho definita la battaglia delle bandierine dei partiti».

L’impiego delle risorse in arrivo è al centro dell’incontro di oggi. «Il grande valore del Pnrr - ha anche detto il presidente di Confindustria - è fare quelle riforme che l’Italia attende da 25 anni. Qui si gioca la vera partita del paese: il rischio è che queste risorse vengano utilizzate per quelle opere che sono già cantierate o che dovevano essere già realizzate». Per Bonomi «la vera sfida si gioca nella crescita del Mezzogiorno».

Pollice verso sullo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil: «Credo che sia un problema per l’Italia, in una diatriba tra una parte del sindacato e il governo - ha commentato il numero 1 degli industriali - chi viene penalizzato è il mondo del lavoro e delle imprese. Mi sembra che sia proprio una strada sbagliata. Credo che gli italiani chiedano altro, di confrontarsi seriamente sul mondo del lavoro che si sta trasformando, come sempre c'è qualcuno che scenderà in piazza e gli imprenditori andranno in fabbrica per mandare avanti l'Italia come sempre».

 

 

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