
«Le infrastrutture sono necessarie, anche perchè abbiamo bisogno di accrescere la nostra economia, la capacità di spostarsi... E’ possibile coniugare questo con la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Si fa, a esempio, cambiando i criteri di costruzione delle infrastrutture, ragionando anche in termini di economia circolare, costruendo pensando pure a quando verranno smantellate; si fa con la digitalizzazione o decidendo quali infrastrutture costruire». Lo ha detto Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, nel corso della seconda videoconferenza del progetto educativo antimafia e antiviolenza promosso dal Centro Studi Pio La Torre, dal titolo «Agenda 2030 - Cop 26: nuovo modello di sviluppo sostenibile europeo post Covid-19 per un futuro senza ingiustizia, povertà sociale, ambientale e senza mafie».
Nella scelta del Pnrr che riguarda questo settore, ha spiegato il ministro Giovannini, circa 62 miliardi di investimento, il 76%, «viene classificato come un contributo per combattere la crisi climatica, perchè si è scelto di fare ferrovie non strade, di rinnovare il parco autobus in senso ecologico, c'è un investimento forte sulle ferrovie regionali, sperimenteremo nuovi treni a idrogeno, facendo un salto tecnologico che riduce i costi e consente di ridurre le emissioni di Co2». Coloro i quali concorrono agli appalti devono indicare chiaramente come quel progetto contribuisce agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, delle disuguaglianze e di salvaguardia dell’ambiente.
Il Sud, ha sottolineato Giovannini, «è al centro di questa trasformazione, considerato che il 56% delle risorse di competenza di questo ministero va al mezzogiorno a fronte di una media del 40%. Vuol dire che c'è un investimento per ridurre le disuguaglianze: anche questo è sostenibilità; non a caso secondo i nostri calcoli una volta realizzato il Pnrr nella parte ferroviaria, l’indicatore di disuguaglianze di accesso alle infrastrutture ferroviarie si ridurrà del 38%». E’ possibile quindi coniugare gli aspetti economici, sociali e ambientali. Questa trasformazione, ha avvertito il ministro, «deve riguardare tutte le politiche ed è possibile che il Pnrr, un modo diverso di fare politica, diventi un modo normale di fare politico in questo Paese»
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