Falso in bilancio, Orlando non si dimette. Ma Comune nella bufera, entro fine anno il pre dissesto
Dimissioni? Non ne parla neppure. Anzi, a chi chiede a Leoluca Orlando se c'è questa possibilità fa ripetere la domanda tre volte, un modo implicito per evidenziare che non ha alcuna intenzione di mollare l'incarico. Il sindaco non si lascia scalfire dall'inchiesta giudiziaria che lo riguarda, insieme a tre ex assessori e a venti tra dirigenti, capi area comunali, revisori dei conti. Dice di avere fiducia nella magistratura e sottolinea che la sua storia parla per lui: "Sono convinto della regolarità dell'azione amministrativa. Si tratta di una vicenda molto tecnica".
I motivi dell'inchiesta sul Comune di Palermo
La Procura di Palermo ha deciso di indagare Orlando e gli altri 23 perché dal 2016 al 2019, i bilanci del Comune non avrebbero riportato lo stato reale dei conti, un espediente che avrebbe coperto le difficoltà finanziarie. Dunque i pm contestano dati falsi, entrate sovrastimate, disavanzi tagliati. Una bufera per l'amministrazione di Palazzo delle Aquile, anche se il sindaco promette che chiarirà tutto ai magistrati. Le carte della Procura, intanto, mettono in discussione la regolarità di vari atti amministrativi. Secondo quanto riscontrato dalla Guardia di finanza, dopo i rilievi contenuti nella relazione della sezione di controllo della Corte dei conti del 2018 le criticità sono tante e riguardano diversi settori: dal servizio di raccolta dei rifiuti al condono edilizio. In sostanza, nei bilanci sarebbero stati indicati costi inferiori a quelli reali e falsi dati di previsione nelle entrate. Sindaco e dirigenti di alcune aree dell'amministrazione, ma anche gli organi di controllo come il collegio dei revisori dei conti, secondo la Procura, avrebbero contribuito a queste operazioni, "così inducendo in errore il consiglio comunale di Palermo sulla verità dell'atto". Dalla raccolta dei rifiuti, uno dei settori maggiormente in crisi e che più di altri provoca disservizi, arriverebbe il caso emblematico: per il 2018 c'è una differenza al ribasso di 13,6 milioni tra previsione e costo contrattuale.
Il pre dissesto
Lo stato delle finanze comunali è al centro del dibattito politico già da alcuni mesi. E lo scorso 16 settembre è anche arrivato un atto formale con il consiglio comunale che, con 19 voti a favore e 4 astenuti, ha votato il cosiddetto iter di pre dissesto dell'ente, ovvero una norma nazionale sugli enti locali che prevede l'approvazione entro la fine dell'anno di un piano di rientro per riportare in equilibrio i numeri del bilancio. Per farlo occorre trovare circa 80 milioni di euro l'anno fino al 2031, obiettivo difficilmente perseguibile senza l'aumento delle tasse e il taglio di tanti servizi. La decisione di ricorrere al pre dissesto era stata voluta dalla stessa amministrazione comunale e votata anche da pezzi della ex maggioranza come Italia Viva. A partire dalla data di approvazione dell'iter per il piano di rientro, il Comune ha 45 giorni di tempo per presentare una relazione con la lista dei tagli. Ma di provvedimenti drastici come il dissesto al momento non si parla. Anzi nei giorni scorsi lo stesso Leoluca Orlando ha escluso questa eventualità, intervenendo in risposta al deputato del Pd Carmelo Miceli che aveva suonato l’allarme chiedendo al sindaco di dichiarare il dissesto prima che a farlo fossero altre autorità. Per Orlando non ci sono le condizioni, come ha sottolineato, e la situazione potrà risolversi con il piano di riequilibrio per il quale è partito il conto alla rovescia. Nel frattempo, si cercano somme per coprire parte del buco, tanto che nei giorni scorsi il vice sindaco Fabio Giambrone ha tentato la carta della missione a Roma per trovare soluzioni ai conti in rosso.