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Tutta la provincia di Palermo zona rossa, sindaci all'attacco: "Chiusure senza criterio"

Da oggi l'intera provincia di Palermo è in zona rossa: l'ordinanza, firmata venerdì scorso dal presidente della Regione Nello Musumeci, impone le misure restrittive più pesanti per tutto il territorio e sarà valida fino al 22 aprile. Tutti i Comuni palermitani finiscono dunque in rosso esattamente come il capoluogo, già in semi-lockdown da giovedì scorso, una decisione che ha già scatenato la rivolta di tanti sindaci. A differenza della zona rossa pasquale, non ci saranno eccezioni, a cominciare dalle visite a parenti e amici che sono assolutamente vietate. Ecco tutte le regole:

Scuole

Nell'ordinanza firmata dal presidente Nello Musumeci "trovano applicazione nella provincia di Palermo le disposizioni nazionali per le zone rosse". Anche alle scuole si applicheranno le disposizioni nazionali quindi, l'attività scolastica e didattica sarà in presenza solo fino alla prima media compresa. Per tutte le altre attività scolastiche è prevista la Dad.

Spostamenti

È vietato uscire da casa, se non per "comprovati motivi di lavoro, salute o necessità" da autocertificare. Divieto di spostamento dunque all’interno del proprio Comune e ovviamente anche all’esterno o fuori regione, sempre che non sia giustificato e certificato. Le passeggiate sono consentite solo nei pressi delle proprie abitazioni. È sempre consentito il transito, in ingresso ed in uscita, dal territorio comunale per il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza; è vietato, in ingresso ed in uscita, il transito per raggiungere le seconde case (abitazioni non principali). È permesso il transito, in ingresso ed in uscita, dal territorio comunale per gli operatori sanitari e socio-sanitari, per il personale impegnato nella assistenza alle attività inerenti l’emergenza, per l’ingresso e l’uscita di prodotti alimentari, sanitari e di beni o servizi essenziali, raggiungere ulteriori territori non soggetti a restrizioni negli spostamenti. Rimane consentito il transito, in entrata ed in uscita, per garantire le attività necessarie per la cura e l’allevamento degli animali e le attività imprenditoriali non differibili connesse al ciclo biologico di piante.

Negozi

Chiusi i negozi di calzature e abbigliamento (tranne quelli per bambini) e i centri commerciali, aperti i negozi di generi alimentari, le edicole e altri beni di prima necessità, dalle farmacie alle tabaccherie ai prodotti di elettronica e le librerie. Asporto e domicilio in bar e ristoranti, il primo solo fino alle 18.

Altre attività

Stop ai mercati, a parte quelli di prodotti alimentari. Niente parrucchieri né barbieri. I cinema e i teatri restano chiusi come avviene ormai da mesi.

La protesta dei sindaci

L'ordinanza di Musumeci ha provocato però la protesta dei sindaci delle alte Madonie: nove paesi (Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Petralia Sottana e Polizzi Generosa) registrano meno di cinquanta casi su una popolazione di oltre 28 mila persone ma sono costretti a osservare la zona rossa come altri Comuni ben più esposti al virus. Cinque di questi centri, e cioè Alimena, Bompietro, Blufi, Geraci Siculo e Petralia Sottana, sono addirittura «Covid free». Il sindaco di Petralia Soprana, Pietro Macaluso, che è anche il presidente dell’Unione delle Madonie, ha preannunciato iniziative contro il provvedimento del governatore. Contrari alle chiusure anche i sindaci di Bagheria, Cefalù e Termini Imerese: «I dati non le giustificano, gravi danni all'economia del territorio».

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