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Carcere Ucciardone di Palermo, Donato: "Condizioni inaccettabili, diventi polo museale"

L'europarlamentare della Lega, Francesca Donato, ha visitato il carcere Ucciardone di Palermo accompagnata dall’assessore ai Beni culturali della Regione siciliana, Alberto Samonà. L'europarlamentare denuncia la non idoneità della struttura per la gestione di 470 detenuti e per le condizioni disagiate in cui sono costretti ad operare gli agenti di polizia penitenziaria, pertanto auspica che l'antica prigione borbonica diventi un polo museale.

È inaccettabile - dice Donato - per un Paese civile e moderno che un carcere, luogo adibito alla rieducazione di coloro che stanno scontando pene detentive, sia ancora allocato in una struttura costruita secoli fa, i cui ambienti sono assolutamente invivibili, sia per i detenuti che per gli operatori di Polizia Penitenziaria e di altro tipo”.

“Dopo aver attraversato i giardini e visionato l’area didattica e le parti esterne - ha continuato l’europarlamentare - ho visitato le sezioni riservate ai detenuti, accompagnata dagli agenti della Polizia Penitenziaria e dalla direttrice dell’Istituto. Poco è cambiato rispetto alle problematiche che più volte sono state segnalate dalle precedenti ispezioni sulle condizioni dei vari ambienti: prima tra tutte ho riscontrato la grave mancanza di pulizia, che gli stessi agenti mi hanno comunicato essere dovuta ad una carenza di personale destinato a svolgere quei compiti”.

“Un’assenza di igiene evidente in tutti gli ambienti ed in particolare negli spazi comuni e nei servizi igienici promiscui destinati ai detenuti. Ciò che più mi ha colpito è stato l’edificio della nona sezione, quella ancora non ristrutturata, dove tutti gli ambienti interni sono gravemente malsani, con celle molto anguste, tali da poter ospitare un solo soggetto e in condizioni davvero degradanti”.

“Trovo francamente incomprensibile la decisione del provveditorato di mantenere aperto e attivo tale reparto in attesa dei lavori di ristrutturazione. La soluzione più corretta sarebbe quella di chiuderlo immediatamente, trasferendo tutti i detenuti in un’altra struttura più idonea. Inoltre, tutto il personale di servizio presso il carcere andrebbe maggiormente garantito e dovrebbero essere disponibili servizi come un bar, un ambiente ricreativo riservato, oltre ad uffici più moderni sia in termini di arredi che di dotazioni informatiche”.

“Ma la scelta più saggia - ha sottolineato la Donato - in ragione dell’antico impianto borbonico dell’istituto, sarebbe quella di chiuderlo e cessarne l’utilizzo come casa di reclusione per riconvertirlo a museo. Ritengo che sarebbe la decisione più opportuna sotto tutti i punti di vista: per tutelare i diritti umani dei detenuti; per garantire a chi vi opera condizioni di lavoro rispettose delle norme vigenti in materia, sia a livello nazionale che europeo; per restituire alla città un immobile di notevole significato e valore storico-artistico, creando un nuovo polo museale e culturale al posto dell’attuale carcere”.

“Infine, sono venuta a conoscenza che nessuno dei detenuti o del personale addetto è stato sottoposto a tampone ma solo a test sierologico, e che solo ai detenuti in rientro dai permessi premio è imposta la quarantena di 14 giorni, retribuita. Mentre invece, per tutto il personale impiegato nella struttura, che interagisce coi detenuti quotidianamente, nessuna misura anti-Covid è applicata, tranne la misurazione della temperatura all’ingresso. La contraddittorietà di queste scelte va affrontata e superata al più presto”.

“A fronte di questi aspetti critici mi farò promotrice - ha concluso l’europarlamentare - sollecitando un intervento urgente degli organi competenti”.

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