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Coronavirus, il ministero spinge al lavoro a casa: "Smart working obbligatorio"

Fabiana Dadone

Smart working e pubbliche amministrazioni. Vista l'emergenza legata alla diffusione del covid-19, con una circolare la ministra della P.a., Fabiana Dadone, invita ad  incentivare lo smart working e se non ci sono abbastanza computer o comunque c'è "indisponibilità o insufficienza di dotazione" allora il dipendente "che si renda disponibile" può anche utilizzare "propri dispositivi" come pc o tablet.

Nella circolare si legge anche che devono essere garantiti "adeguati livelli di sicurezza e protezione della rete". "La progressiva digitalizzazione della società contemporanea, le sfide che sorgono a seguito dei cambiamenti sociali e demografici o, come di recente, da situazioni emergenziali, rendono necessario un ripensamento generale delle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa anche in termini di elasticità e flessibilità", si legge nella premessa alla circolare.

Nel testo si spiega che è ormai "superato il regime sperimentale dell'obbligo per le amministrazioni di adottare misure organizzative per il ricorso a nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa con la conseguenza che la misura opera a regime", per cui almeno il 10% dei dipendenti deve risultare in smart working, sempre che ci sia richiesta.

Anzi "le amministrazioni, nell'esercizio dei poteri datoriali e della propria autonomia organizzativa, verifichino la sostenibilità organizzativa per l'ampliamento della percentuale di personale che può avvalersi delle modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa, tra cui in particolare il lavoro agile". La legge già prevede un monitoraggio sul funzionamento, ora nella circolare si sottolinea che le amministrazioni "curano e implementano" il sistema di controllo "per una valutazione complessiva dei risultati conseguiti in termini di obiettivi raggiunti nel periodo considerato e/o la misurazione della produttività delle attività svolte dai dipendenti".

Tra le misure di incentivazione c'è anche "l'utilizzo di soluzioni 'cloud' per agevolare l'accesso condiviso a dati, informazioni e documenti"; "il ricorso a strumenti per la partecipazione da remoto a riunioni e incontri di lavoro (sistemi di videoconferenza e call conference); e "l'attivazione di un sistema bilanciato di reportistica interna ai fini dell'ottimizzazione della produttività anche in un'ottica di progressiva integrazione con il sistema di misurazione e valutazione della performance".

"Facciamo di necessità virtù, proviamo a ribaltare la delicata situazione che il Paese sta vivendo e incoraggiamo la rivoluzione dello smart working nella Pa, passando dalla fase di sperimentazione all'ordinarietà". Lo scrive la ministra della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, in un post su Facebook, dopo che questa mattina è stata emanata, vista l'emergenza Coronavirus, la "circolare ad hoc che fornisce alle amministrazioni ulteriori strumenti organizzativi in tal senso e che incoraggia - sottolinea - il lavoro agile anche con mezzi tecnologici che appartengono al lavoratore".

Intervenendo ad 'Agorà' su Rai Tre la ministra stamattina ha spiegato che con lo smart working "diamo la possibilità di organizzarsi in maniera più agile, conciliando tempi di vita e lavoro. Non stando collegati al pc nell'orario lavorativo, come era il telelavoro nella disciplina ormai superata. L'ottica è quella del raggiungimento del risultato. Se riesco ad organizzare il mio tempo in maniera autonoma e mi vengono dati degli obiettivi chiari dal dirigente e li porto a conclusione riuscirò ad avere un lavoro ottimo".

Ora si tratta di passare dalla sperimentazione all'ordinarietà dello smart working, dice la ministra, come già previsto dal decreto legge con le misure urgenti a sostegno di famiglie e imprese.

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