Il Cda della Fondazione orchestra sinfonica siciliana ha revocato in autotutela la nomina a sovrintendente di Ester Bonafede, ex assessore del governo Crocetta, sposorizzata dall'Udc. Il Consiglio di amministrazione, su proposta del presidente Stefano Santoro, ha votato la delibera, una scelta di rottura dopo l'ultimatum lanciato dal presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè
Santoro ha spiegato che la nomina è stata revocata perché Ester Bonafede non ha presentato l'attestazione della sospensione dei procedimenti pendenti sul conflitto d'interessi, avendo un contenzioso aperto con la stessa Fondazione.
In passato, infatti, la Bonafede aveva ricoperto il ruolo di sovrintendente della Foss, ma con alcuni strascichi giudiziari ancora pendenti davanti alla Corte dei conti.
A votare a favore della revoca sono stati il presidente Stefano Santoro, che l'ha proposta, i consiglieri Giulio Pirrotta e Sonia Giacalone; è uscito al momento del voto, invece, il consigliere Marco Intravaia, prima però era stato nominato vice presidente. Il Cda non ha tenuto conto di una mail inviata da Bonafede nelle ultime ore con la quale comunicava la disponibilità a rinunciare al contenzioso: "Non bastava a far cessare gli effetti giuridici del procedimento".
Alla domanda sul perché questa richiesta di sospensione sia stata fatta dopo la nomina essendo noto che la Bonafede avesse un contenzioso pregresso, Santoro ha risposto: "Prima della nomina erano solo voci". "Il nuovo sovrintendente della Foss sarà nominato in tempi brevi - ha aggiunto Santoro -, potremmo anche sceglierlo all'esterno della lista di chi aveva risposto alla manifestazione d'interesse".
"Questa governance non ha intenzione di tagliare alcun posto di lavoro, parliamo di persone che hanno famiglia". Stefano Santoro, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto se non giudica eccessivo il numero del personale dell'ente, in particolare gli amministrativi (26 su 112), considerando che la Fondazione ha un debito di oltre 7 milioni di euro e dovrà pagare rate di mutuo, a partire dal 2021 e fino al 2032, per oltre 600 mila euro all'anno, a fronte di 500 euro di incassi al botteghino.
Ieri, intanto, una relazione di dieci pagine aveva gettato ombre sulla gestione della Foss, mettendo in dubbio l'operato del Cda. Il documento, firmato da Giovanni Riggio ex commissario ad acta della Sinfonica (e componente dell’ufficio di gabinetto dell’assessore al Turismo, Pappalardo) dopo il siluramento di Giorgio Pace, fu consegnato all’attuale Cda ma anche alla Regione e inviato cinque giorni fa alla Procura della Corte dei Conti.
Nelle pagine si parla di «problemi e anomalie» nella gestione della Fondazione, di consulenze e forniture affidati per importi sotto soglia per «intuito persona» «in difetto alla trasparenza e alla libera concorrenza», l’utilizzo di personale precario in attività di programmazione artistica anziché in mansioni minori come si dovrebbe, compensi maggiori del previsto, gestione allegra del personale, un numero di permessi ai dipendenti eccessivo.
Ma, chiarisce Stefano Santoro sono tutti temi già affrontati: è stato infatti questo nuovo CdA a gestire la richiesta di danni nei confronti dell’ex sovrintendente Giorgio Pace (gli si contesta uno stipendio e un incarico non in linea con la legge Madia).
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