PALERMO. «Il Modello Palermo è stato abbandonato da Leoluca Orlando che lo ha consegnato nelle mani del patto stretto tra Renzi ed Alfano». Lo dice Giusto Catania, capogruppo di Sinistra comune al Consiglio comunale di Palermo ed ex assessore della giunta orlando nella scorsa consiliatura.
«Al cospetto di questo patto sciagurato, siglato a Roma, naufraga il cosiddetto Modello Palermo che, impropriamente, qualcuno ha interpretato come una melassa indistinta composta da una sommatoria di sigle politiche alleate per consolidare un accordo di potere. Questo equivoco, innescato dal suo stesso artefice, ne ha determinato il naufragio politico».
«Il Modello Palermo - aggiunge - nasce dall’esaltazione dell’anomalia politica e dall’unicità dell’esperienza amministrativa che hanno caratterizzato gli ultimi cinque anni della città e che sono state in grado di produrre un’egemonia culturale tra le forze politiche e sociali. In Sicilia non è esportabile perché non ci sono i presupposti per costruire l'aspirazione al cambiamento evidenziata a Palermo. Esistono solo la continuità politica e programmatica, la palude in cui non si distingue più l’originalità della proposta con la pratica di normalizzazione, in cui la sommatoria dei numeri prevarica la consistenza delle idee».
«I segnali di normalizzazione - conclude - erano già evidenti con la formazione della giunta comunale di Palermo il cui criterio di composizione si è mostrato strettamente legato a logiche di appartenenza e rigidamente imperniato sull'omogeneità politica-culturale con l’impianto del patto sancito a Roma. Costruiremo in Sicilia uno spazio politico autonomo dall’asse Renzi-Alfano, libero dalla continuità con Crocetta e Confindustria, battagliero nell’impedire che si possa ribaltare l'egemonia culturale dentro il governo della città di Palermo».
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