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Comune di Palermo, nel mirino i rimborsi ai consiglieri comunali

L'Anticorruzione ha chiesto al Comune di verificare i pagamenti versati ai datori di lavoro per l'assenza degli assessori e dei dipendenti-consiglieri

PALERMO. Sui rimborsi degli stipendi dei consiglieri comunali troppi «casi», troppi scandali, troppe polemiche. E alla fine arrivarono i controlli. L'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha chiesto di sorvegliare quattro aspetti della vita amministrativa: uno di questi fa riferimento ai rimborsi spese e ai pagamenti dei cosiddetti oneri per assenza dal servizio.

Si tratta degli stipendi che il Comune versa ai datori di lavoro privati per l'assenza «istituzionale» dal lavoro dei dipendenti eletti consiglieri comunali o nominati in giunta. La norma intende garantire l'attività politica (sedute di consiglio odi commissioni) degli eletti e al tempo stesso salvaguardare i datori di lavoro che non possono patire il peso economico dei loro stipendi senza prestazione.

Molti entrano a Sala delle Lapidi con un'occupazione in tasca. Ma spesso è accaduto che un cittadino sia entrato disoccupato a Sala delle Lapidi e qualche mese dopo abbia trovato lavoro, assunto da un'associazione se non addirittura da qualche parente. La legge questo non lo vieta espressamente.

Ma qualche sospetto, legittimo, viene: chi è quell'imprenditore disposto ad assumere qualcuno che sa sin dall'inizio non potrà fare nemmeno un'ora di lavoro per gli impegni in consiglio e commissione che lo terranno sempre lontano dal posto di lavoro? Nessuno. A meno che non paghi Pantalone.
«Diciamo che i colleghi accedono a questi rimborsi sulla base di una legge - dice il presidente del Consiglio, Totò Orlando -. Mi auguro che tutto sia in regola e che le richieste dovute». In generale i rimborsi «pesano» sul bilancio per circa 600 mila euro all'anno.

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