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Massimo di Palermo, si risana con i soldi
dei dipendenti: evitati 30 licenziamenti

Accordo fra i sindacati e il sovrintendente: i lavoratori rinunciano ai bonus per finanziare la ristrutturazione aziendale. Entro fine anno andavano trovati 3 milioni per coprire i buchi di bilancio

PALERMO. L’accordo è stato firmato, senza troppo clamore, mercoledì sera. E prevede quello che già sindacati e sovrintendente chiamano «modello teatro Massimo»: i lavoratori rinunciano a bonus che valgono fra i 2500 e i 3 mila euro per finanziare la ristrutturazione aziendale. Ne viene fuori una sorta di scommessa di ballerini, coristi, musicisti, tecnici e amministrativi che potrebbero incassare a fine 2016 i soldi persi adesso se l’operazione di risanamento dei conti andasse in porto. È un patto che eviterà una trentina di licenziamenti.
L’accordo è stato firmato da Cgil, Cisl, Uil e Fials. E nasce da un’emergenza. Il teatro deve recuperare entro fine dicembre 3 milioni per coprire un buco che rischia di far fallire subito un piano di rientro triennale concordato col ministero. E di questi 3, almeno un milione e 290 mila euro arriveranno da risparmi alla voce «personale».
Una parte di questi risparmi - spiega il sovrintendente Francesco Giambrone - sarà strutturale. Si tratta di una decurtazione dello stipendio già prevista dal piano di rientro che vale circa il 6% e mediamente ridurrà le buste paga di un centinaio di euro lordi al mese. Ma un’altra parte, circa 620 mila euro, corrispondono a somme che i lavoratori dovevano incassare in questo periodo per attività promozionali e che invece non riceveranno.
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