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Sempre più frequenti le trombe marine come quella di Porticello: «Colpa del riscaldamento terrestre» - VIDEO

Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e geoambientali dell’Università di Bari, spiega l'effetto dei cambiamenti climatici

Le trombe marine come quella che a Porticello ha causato il naufragio del Bayesian sono figlie del cambiamento climatico e diventano sempre più numerose: lo spiega Giuseppe Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e geoambientali dell’Università di Bari, che parla di «un’estate anomala come dicono i dati meteorologici. Ogni anno - aggiunge - un’estate più calda rispetto alle medie degli ultimi decenni, da quando – nel 1880 - si registrano in maniera scientifica i dati che “descrivono” il tempo meteo».

La conseguenza è il riscaldamento della superficie del mare: «Dal 1993 ad oggi - spiega Mastronuzzi - la sua temperatura media è aumenta di circa 0,4°C. Quest’anno il Mar Mediterraneo ha raggiunto temperature veramente elevate. Temperature di 28/30°C sono state registrate intorno alla penisola italiana, con picchi sino a 31°. Non è certo una situazione piacevole tanto che anche “andare a fare un bagno” non da piacevoli sensazioni di raffrescamento corporeo».

Del resto, il riscaldamento della superficie del mare (Sst, overo Sea surface temperature) «si fa sentire - continua il professore - anche sulla profondità del termoclino che segna la superficie di separazione fra il corpo marino riscaldato e quella che "conserva" le temperature invernali. Questa estate ho personalmente registrato 25°C a 22 m nello Ionio. Ogni mare ha una storia a sé. La temperatura superficiale dipende anche dall’immissione di acque dolci, dalla profondità del bacino, dalla circolazione verticale ed orizzontale. Certo è che a fronte di un forte riscaldamento delle masse d’acqua superficiali corrisponde un riscaldamento della parte bassa della troposfera (la parte dell’atmosfera compresa sino a 9-14 km di quota). L’aria calda ed umida che sale verso l’alto è soggetta di per sé a rotazione derivante dalla rotazione del pianeta». E se le masse d’aria fredda artica scivolano verso le basse latitudini ad alta velocità sulle masse d’aria calda, le richiamano verso l’alto come in un caminetto. «Si genera - chiarisce Mastronuzzi - una circolazione ascendente ciclonica (nel nostro emisfero) molto veloce. Le masse d’aria che si sollevano velocemente ruotano a velocità di circa 100 km ma anche oltre e, risalendo in quota, si raffreddano e il vapore acqueo si condensa a generare piogge intense e localizzate».

Da qui il riferimento alle trombe marine. «Le trombe marine che ne derivano - prosegue - viaggiano condizionate dalla distribuzione del calore sul mare e, se raggiungono la terra ferma, anche dalla superficie topografica. Il 28 novembre del 2012 una tromba marina generatasi nel Golfo di Taranto colpì la zona portuale della città di Taranto, causando una vittima e milioni di danni e poi proseguì come un tornado sino ad attraversare tutta la Puglia riversandosi in Adriatico all’altezza di Monopoli. Fenomeni del genere, meno intensi, sono stati tanti in questa estate. Ce ne sono stati sempre ma la loro frequenza pare aumentata come sicuramente è aumentata la loro capacità di produrre danni a causa dell’elevata concentrazione di strutture realizzate lungo la costa esposte al loro impatto. L’affondamento dello yacht Bayesian e la perdita di vite umane sono un triste corollario legato alla difficile gestione di questi fenomeni spesso improvvisi».

Non è poi da sottovalutare, argomenta il docente di Bari, il rischio che si generino i medicanes, cicloni mediterranei dai caratteri tropicali. «Questi sono fenomeni più ampi – conclude Mastronuzzi - che si manifestano con temperature del mare superiori a 26° C, come grandi cellule cicloniche con raggi di decine di chilometri che generano mareggiate di forte intensità. Nel 2018 il ciclone Zorbas ha causato danni per milioni di euro lungo tutta la costa del mare Ionio, dalla Puglia alla Sicilia. Un rimedio certo nei confronti di questi fenomeni che dobbiamo immaginare essere sempre presenti in futuro è quello della corretta pianificazione territoriale e della gestione oculata della fascia costiera, Poi se riuscissimo a ridurre l’effetto serra limitando l’immissione di gas nocivi… ma questa è un'altra storia».

Nel video, ripreso dalle telecamere di un locale di Porticello, l'effetto del tornato sulla terraferma. L'inferno si scatena intorno alle 4.05

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