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Un progetto per ridurre l'alcol nel Nero d'Avola senza snaturare il prodotto

Feudi del Pisciotto (foto di Alfio Garozzo)
Feudi del Pisciotto (foto di Alfio Garozzo)

Ottenere vini a gradazione alcolica più bassa mantenendo però le caratteristiche organolettiche distintive dei diversi vitigni. Una sfida dettata da nuovi quadri normativi, dai consumi del pubblico che cambiano e per fare fronte a nuovi mercati che chiedono prodotti più leggeri. A portare avanti il progetto è «Innonda», finanziato dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, è Assovini assieme all’Università degli Studi di Milano, i laboratori Isvea e le aziende vitivinicole Dimore di Giurfo, Feudi del Pisciotto, Tenute Lombardo, Tenuta Rapitalà, insieme a tecnici e professionisti di settore, tra i quali l'enologo Leonardo La Corte.

I primi risultati sono stati presentati ieri con un assaggio di una prima produzione di Nero d’Avola a basso dosaggio alcolico: circa dieci gradi. La ricerca, avviata nell’aprile 2024, è basata su un approccio scientifico che prevede l’utilizzo di tecnologie e strategie fermentative non applicate in precedenza per la vinificazione dell’uva Nero d’Avola tra i quali la fermentazioni in l’affinamento in anfora, utilizzo di lieviti particolari e una procedura di osmosi inversa per ridurre il grado alcolico del vino. Combinando diverse tecniche si riesce ad ottenere una riduzione di circa il 6% del grado alcolico del vino. «Il progetto Innonda intende apportare innovazione mediante approcci e strategie di vinificazione non applicate in precedenza per il Nero d’Avola», spiega Daniela Fracassetti, dell’Università di Milano e responsabile scientifico del progetto, «fornendo evidenze scientifiche atte a supportare i produttori per la crescita più consapevole del settore vitivinicolo. Siamo partiti dal Nero D’Avola ma non è escluso che si possa applicare anche ad altri vitigni». «I cambiamenti climatici e le legittime attese dei consumatori e delle autorità, stimolano le aziende di Assovini Sicilia ad approfondire le tecniche agronomiche e di produzione vinicola», ha spiegato Lilly Fazio, vicepresidente di Assovini Sicilia, «in particolare del Nero d’Avola, il vitigno a bacca rossa più diffuso dell’isola. Questo studio permette di comprendere il mondo, migliorare la qualità della vita, la sostenibilità e affrontare le sfide globali».

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