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Intelligenza artificiale, i siciliani fiduciosi: «Migliorerà la vita lavorativa»

L’indagine condotta da LinkedIn. Il 74 per cento dei professionisti lo considera un alleato: restano i timori sulle candidature sempre più impersonali

La Sicilia si conferma tra i territori più dinamici del Sud quando si parla di intelligenza artificiale. I numeri raccontano una regione che guarda al futuro con maggiore fiducia rispetto al resto d’Italia. Basti pensare che il 74 per cento dei professionisti siciliani si dichiara ottimista sull’impatto positivo dell’IA nella vita lavorativa quotidiana, ben oltre la media nazionale che si ferma al 54%. Ma non solo: nell'Isola cresce l’idea che l’intelligenza artificiale possa diventare un alleato prezioso anche nelle scelte di carriera, trasformando la percezione stessa del lavoro. A delineare questo scenario, una nuova ricerca condotta da LinkedIn, il più grande network professionale al mondo, su un campione di professionisti italiani attivi nel mondo del marketing.

Nei giorni scorsi, Germano Buttazzo, Head of Talent Solutions Gov & Academia di LinkedIn Italia, ha presentato a Palermo i nuovi dati della piattaforma e ha raccontato come LinkedIn, integrando insight e strumenti di IA, stia valorizzando i talenti locali e creando nuove opportunità economiche per il sistema produttivo del Sud. Se a livello nazionale convivono entusiasmo e apprensione, nel Sud e in particolare in Sicilia prevale un approccio più fiducioso e ottimista, ha evidenziato Buttazzo. I professionisti locali vedono nell’IA un alleato per semplificare la quotidianità e orientare le scelte di carriera, mentre le imprese, anche quelle più piccole, la considerano una leva concreta per emergere accanto ai grandi player. In Sicilia, ad esempio, la quota di professionisti che guarda con ottimismo all’IA supera la media nazionale, mentre 8 marketer su 10 in Italia vedono proprio nell’unione tra IA e creatività la chiave della prossima era del marketing.

Secondo i dati raccolti da LinkedIn, il Sud Italia si conferma un’area caratterizzata da grande vitalità: molti professionisti stanno valutando l’idea di cambiare lavoro nel corso di quest'anno. In Sicilia questo orientamento è ancora più marcato. Un dato che può essere letto come effetto di un tessuto lavorativo che si sta risvegliando e mostra segnali di fermento. Tuttavia, l’utilizzo concreto dell’intelligenza artificiale nei processi di ricerca di lavoro è ancora limitato: pochi hanno già sperimentato strumenti digitali avanzati, mentre la maggioranza resta incerta o diffidente.

A livello nazionale, il 57% degli intervistati dichiara di divertirsi a sperimentare con l’intelligenza artificiale, imparando ogni giorno cose nuove. Nel Sud il dato è più alto, con picchi in Sicilia (69%) e in Calabria (70%). L’isola, dunque, si conferma tra i territori più aperti alla sperimentazione, pur mantenendo alcune riserve legate all’impatto umano della tecnologia. Ma accanto all’entusiasmo, emergono preoccupazioni. Diversi lavoratori temono che l’uso dell’IA nelle candidature possa rendere i profili meno personali e meno distintivi. Un segnale che mette in evidenza la necessità di formazione mirata e accompagnamento, per evitare che l’innovazione si trasformi in ostacolo. Altri aspetti, come l’equilibrio vita-lavoro, vengono percepiti come migliorabili, mentre l’imprenditoria giovanile, pur presente, non è ancora considerata una leva strutturale capace di incidere profondamente sul mercato. Un dato, infine, sembra mettere tutti d’accordo: per il 74% degli italiani nessuna tecnologia potrà mai sostituire l’intuito umano e i consigli dei colleghi di fiducia. Una convinzione ancora più forte in Sicilia (75%) e in Campania (89%).

«Nel 2024 abbiamo raccontato un mondo del lavoro in trasformazione. Oggi, nel 2025, siamo nel pieno di quel cambiamento: l’IA non è più una novità da esplorare, ma una realtà da integrare», spiega Marcello Albergoni, Country Manager LinkedIn Italia. «Solo un terzo dei professionisti, il 35 per cento, si sente sicuro sulle competenze da sviluppare, eppure molti investono personalmente nella propria crescita. Questo dato – prosegue Albergoni - rivela una grande opportunità per le aziende: promuovere una cultura di formazione continua, supportando i dipendenti nella trasformazione digitale e offrendo strumenti per creare percorsi personalizzati e strutturati. È proprio facendo leva su questo approccio positivo al cambiamento che i leader devono fare la differenza: fornendo formazione, strumenti chiari e, soprattutto, creando un clima di fiducia e collaborazione intergenerazionale».

L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente anche il lavoro dei marketer italiani, modificando non solo i flussi operativi ma anche le aspettative interne ed esterne alle aziende. Secondo l'indagine di LinkedIn, l’82 per cento dei professionisti del settore ritiene che l’IA consenta di produrre più contenuti in meno tempo, ottimizzando così i processi creativi e strategici. Un’accelerazione che si riflette direttamente sugli obiettivi di business: il 70% indica nella crescita della cosiddetta «share of voice», ovvero la capacità di emergere nel dibattito di mercato, un traguardo più facilmente raggiungibile grazie all’uso di queste tecnologie, mentre il 68% segnala un impatto positivo sui ricavi. Non mancano però le criticità. L’innovazione, se da un lato abilita nuove possibilità, dall’altro impone standard più elevati. Il 74% dei marketer sottolinea infatti come l’IA stia facendo crescere le aspettative, spingendo i team a «fare di più con meno».

Un quadro che porta con sé anche la consapevolezza della necessità di investire in formazione: il 70% riconosce l’urgenza di programmi strutturati di upskilling, per evitare che la velocità dell’IA diventi un ostacolo più che un vantaggio. Il marketing italiano si trova dunque davanti a un bivio: sfruttare la potenza dell’intelligenza artificiale per crescere, senza però dimenticare che dietro le macchine restano fondamentali la creatività, le competenze e la capacità di leggere i bisogni reali delle persone. «Quando parliamo di costruzione di campagne di marketing e comunicazione l’efficacia è quasi sempre il risultato di un equilibrio tra visione, voce e velocità. Oggi l’IA cambia i presupposti di tutti e tre: rende più veloce il ciclo creativo, ma obbliga a essere ancora più rilevanti, autentici e credibili. Chi saprà valorizzare l’IA senza rinunciare al tocco umano, facendo ricorso all’intelligenza emotiva, farà la differenza», afferma Moreno Ferrario, Head of Enterprise LinkedIn Italia.

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