Palermo

Sabato 16 Agosto 2025

Artigianato in crisi, ma la Sicilia tiene meglio del resto d’Italia

In dieci anni l’Italia ha perso quasi 400 mila artigiani: dai 1,77 milioni del 2014 si è scesi a 1,37 milioni nel 2024, con un calo del 22,4%. Un crollo che l’Ufficio studi della Cgia di Mestre definisce «verticale», segno di un settore che rischia di non reggere più il peso della concorrenza, della burocrazia e del mancato ricambio generazionale. Se a livello nazionale il quadro è allarmante, la Sicilia mostra una maggiore resistenza. In dieci anni l’Isola ha perso 15.588 artigiani (da 88.867 nel 2014 a 73.279 nel 2024), pari a un calo del 17,5%, più contenuto della media italiana e molto inferiore rispetto ad alcune regioni del Centro-Nord come Marche (-28,1%), Umbria (-26,9%) ed Emilia-Romagna (-25,2). Nell’ultimo anno, tra il 2023 e il 2024, la Sicilia ha registrato una contrazione di 2.454 imprese artigiane (-3,2%), meno pesante del dato nazionale (-5%). Tra le province, le performance migliori si riscontrano a Ragusa e Crotone, entrambe con un calo del 2,7%, i più bassi d’Italia. Nel dettaglio siciliano, Siracusa (-2,9%), Agrigento (-2,8%) ed Enna (-3,0%) rientrano tra i territori che hanno perso meno. Più marcati invece i cali a Catania (-3,5%), Palermo (-3,4%) e Trapani (-3,4%). Secondo l’analisi, a frenare la caduta al Sud sono stati gli investimenti legati al Pnrr e al Superbonus 110%, che hanno sostenuto il comparto delle costruzioni. Ma le difficoltà restano. L’invecchiamento della popolazione artigiana, la scarsa attrattiva dei mestieri manuali tra i giovani e la concorrenza del commercio online minano il futuro del settore. Oggi in Italia ci sono più avvocati che idraulici: 233 mila contro 165 mila. Un paradosso che fotografa il declino culturale del lavoro artigiano. In Sicilia, come altrove, già oggi trovare un idraulico, un fabbro o un elettricista può essere complicato, e il rischio è che nei prossimi dieci anni diventi un’impresa quasi impossibile. Il governo sta lavorando a una riforma della legge quadro del 1985 sull’artigianato. Tra le novità: più flessibilità per i consorzi, un fondo da 100 milioni per l’accesso al credito e l’innalzamento del tetto occupazionale a 49 dipendenti. Ma senza un serio investimento sulla formazione e sugli istituti professionali, avverte la Cgia, il rischio è che nei borghi e nei centri storici siciliani si spengano sempre più botteghe, compromettendo identità, tradizione ed economia locale.

Sicilia, i dati provincia per provincia

La Sicilia, pur avendo perso complessivamente 15.588 artigiani negli ultimi dieci anni (-17,5%), ha registrato un calo meno pesante della media nazionale (-22,4%). Nell’ultimo anno (2023-2024) la flessione è stata del -3,2% pari a 2.454 imprese in meno.

Le province che resistono meglio

Le province più in difficoltà

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