
Si chiude oggi il progetto InnoNDA, acronimo di Innovazione del Nero d’Avola, avviato nell’aprile del 2024 e concluso formalmente nel giugno 2025. Un’iniziativa ambiziosa e altamente specializzata che ha esplorato nuove strategie produttive per il vitigno a bacca rossa più rappresentativo della Sicilia, affrontando le sfide poste dai cambiamenti climatici e dal crescente interesse dei consumatori verso vini a gradazione alcolica contenuta. Il progetto, promosso da Assovini Sicilia con la guida scientifica delle professoresse Daniela Fracassetti e Ileana Vigentini dell’Università degli Studi di Milano, ha coinvolto i laboratori di Isvea e quattro importanti cantine siciliane: Tenuta Rapitalà, Feudi del Pisciotto, Dimore di Giurfo e Tenute Lombardo. È stato finanziato nell’ambito della Sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022.
Due le “Giornate di Campagna”, tenutesi presso Feudi del Pisciotto e Tenuta Rapitalà, occasioni in cui sono stati condivisi i risultati con le aziende vitivinicole del territorio.
«InnoNDA è un progetto complesso ma concreto – ha commentato Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – che dimostra quanto la collaborazione tra imprese e università possa generare valore per l’intero settore. L’identità del Nero d’Avola è stata il faro che ha guidato ogni fase della ricerca».
Le quattro direttrici della sperimentazione
1. Strategie tecnologiche per la riduzione dell’alcol
Attraverso tecniche fisiche come evaporazione sotto vuoto, osmosi inversa e contattore a membrana, il progetto ha permesso di ridurre il grado alcolico dei vini senza compromettere struttura e qualità sensoriale. Particolare efficacia è stata riscontrata nei vini affinati in legno, più equilibrati e complessi.
2. Strategie microbiologiche
La sperimentazione ha utilizzato consorzi di lieviti non-Saccharomyces con Saccharomyces cerevisiae, ottenendo una riduzione del tenore alcolico fino al 2% e un incremento delle note aromatiche. È stata inoltre avviata la selezione di lieviti (non OGM) tramite Evoluzione Adattativa in Laboratorio (ALE), con l’obiettivo di ottenere vini più morbidi e rotondi.
3. Uso delle anfore nella vinificazione
Lo studio sull’uso delle anfore in terracotta per macerazione e affinamento ha dimostrato un miglioramento delle caratteristiche sensoriali: maggiore eleganza, minore amarezza e un’intensificazione di note speziate, balsamiche e floreali rispetto all’affinamento in acciaio.
4. Studio della biodiversità del Nero d’Avola
Le analisi genetiche e fenoliche hanno confermato il valore delle vigne vecchie, più ricche in acidità, antociani e flavonoidi, elementi essenziali per la longevità e l’intensità del vino. Le fermentazioni spontanee, inoltre, hanno rivelato un microbiota altamente caratterizzante, legato al territorio.
«Abbiamo dimostrato che è possibile produrre un Nero d’Avola con minore alcol ma ricco in identità sensoriale – ha spiegato Daniela Fracassetti, responsabile scientifica – Le tecniche usate rappresentano una risorsa per affrontare le sfide climatiche e per offrire ai consumatori vini equilibrati, autentici e sostenibili».
Un modello replicabile
InnoNDA si presenta ora come un modello replicabile di innovazione sostenibile, capace di coniugare competitività, risposta al mercato e rispetto della tipicità. I risultati ottenuti in appena un anno di attività gettano le basi per nuove ricerche e per una futura evoluzione della filiera vitivinicola siciliana, che guarda al futuro senza perdere le sue radici.
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