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Palermo, solo il 44 per cento ha un lavoro: è penultima in Italia per occupazione

Il mercato del lavoro nelle province di Palermo ed Enna continua a mostrare segni di forte sofferenza. A certificarlo è lo studio del Centro Studi delle Camere di commercio «Tagliacarne», che fotografa la situazione italiana analizzando parametri chiave nella fascia 15-64 anni: tasso di occupazione, disoccupazione, inattività, differenze di genere, previsioni di entrata nel mercato del lavoro e difficoltà di reperimento delle figure richieste.

A Palermo il tasso di occupazione si ferma al 44,4%, con una disoccupazione al 14,7% e un tasso di inattività al 48%. Il divario occupazionale tra uomini e donne tocca i 20,3 punti percentuali. Le previsioni d’ingresso nel mondo del lavoro sono pari a 10,3 ogni 100 residenti, ma il 36,9% delle nuove posizioni è di difficile copertura. Numeri che posizionano la Città metropolitana al 101esimo posto nella graduatoria nazionale.

Non va meglio a Enna: il tasso di occupazione è del 48,6%, la disoccupazione al 10,7% e l’inattività al 45,6%. La differenza tra occupazione maschile e femminile è ancora più ampia, pari a 22,7 punti percentuali. Le entrate previste sono appena 7,2 ogni 100 residenti e le figure difficili da reperire raggiungono il 42,9%.

«Purtroppo anche nel 2024 le province di Palermo ed Enna – dichiara Alessandro Albanese, presidente della Camera di Commercio Palermo-Enna – si posizionano negli ultimi posti sul tasso di occupazione femminile e il tasso di occupazione giovanile, ma il dato più preoccupante è il tasso di inattività che fa registrare una percentuale molto alta rispetto al Nord del Paese. Un divario che è lo specchio dell’economia italiana e della forbice che si allarga sempre di più».

Unico segnale positivo, secondo Albanese, è l’ingresso nel mercato del lavoro di manodopera ultra specializzata, che «conduce in un terreno leggermente positivo». Ma il presidente della Camera di commercio lancia un appello alla politica: «È indispensabile il mantenimento della decontribuzione, anzi ritengo che sia urgente una grande misura di decontribuzione strutturale che guardi ai prossimi 5 anni in modo da incoraggiare le aziende ad assumere in via definitiva. Infine, è necessario contrastare le posizioni ideologiche che oggi anche attraverso il referendum tentano di togliere le misure che sono state invece un volano per le assunzioni».

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