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Superbonus, Sicilia maglia nera: solo il 2,2% degli edifici ristrutturati grazie all’incentivo

Diffuso il nuovo report dell’Ufficio Studi Cgia sull’agevolazione fiscale nei primi tre mesi del 2025. L’isola si colloca agli ultimi posti in Italia per numero di interventi

La Sicilia è tra le regioni che hanno sfruttato meno il Superbonus 110%. A rivelarlo è il nuovo report dell’Ufficio Studi Cgia, che fotografa lo stato dell’agevolazione fiscale nei primi tre mesi del 2025. L’isola si colloca agli ultimi posti in Italia per numero di interventi: solo il 2,2% degli edifici residenziali siciliani ha beneficiato della misura, a fronte di una media nazionale del 4,1%.

«Nonostante gli oneri a carico dello Stato siano pari a 126 miliardi di euro - si legge nel report - , solo il 4,1 per cento del totale degli edifici residenziali presenti nel Paese è stato interessato dall’agevolazione fiscale. A livello regionale è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al cosiddetto 110 per cento: con 59.846 asseverazioni depositate, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,7 per cento».

Su 1.431.419 edifici residenziali presenti in Sicilia, appena 31.060 hanno ottenuto l’agevolazione per lavori di ristrutturazione o efficientamento energetico. È un dato che colpisce, soprattutto se confrontato con le regioni del Nord: in Veneto, per esempio, l’incidenza è del 5,7%, in Emilia Romagna del 5,5%, in Lombardia del 5,3%.

Spesa contenuta, impatto minimo

Nel primo trimestre del 2025, la spesa complessiva per il Superbonus in Sicilia è aumentata di 59,4 milioni di euro, portando il totale degli oneri a carico dello Stato a 7,13 miliardi. Anche in questo caso, l’incremento è tra i più bassi d’Italia (+0,8%). Il costo medio per intervento in Sicilia si attesta a 229.771 euro, ben al di sotto della media nazionale (252.147 euro) e molto lontano dai picchi registrati in regioni come la Valle d’Aosta (402.014 euro) o la Liguria (306.240 euro).

Tanti lavori eseguiti in fretta e male

Il Superbonus conferma quindi la sua natura profondamente diseguale: al Nord è stato più utilizzato, ha generato più lavori e, di conseguenza, ha inciso maggiormente sull’economia. Al Sud, invece, si è rivelato un’occasione mancata, frenata da ostacoli burocratici, carenza di tecnici specializzati e difficoltà nell’accesso al credito. Secondo l’Ufficio Studi CGIA, inoltre, la misura avrebbe favorito prevalentemente le fasce di reddito più alte, aumentando le diseguaglianze. Lo conferma anche la Corte dei Conti, che ha più volte criticato l’impatto regressivo dell’incentivo. «Secondo l’Istat, la misura oggetto di questo approfondimento ha contribuito alla crescita economica nel biennio 2021-2022 tra l’1,4 e il 2,6 per cento. Ricordiamo - prosegue il report - che in questo biennio il Pil italiano è cresciuto complessivamente di 13,7 punti percentuali. Per uscire dalla recessione causata dalla pandemia, il 110 per cento ha dato senz’altro un contributo importante. Ovviamente, c’è anche il rovescio della medaglia. Tra la fine del 2020 e lo stesso periodo del 2023, i costi di costruzione sarebbero aumentati del 20 per cento, di cui la metà a causa del Superbonus. Sul fronte occupazionale, invece, in questi ultimi anni gli addetti nel settore delle costruzioni sono aumentati notevolmente, grazie anche al contributo “innescato” dal Superbonus. Sono nate dall’oggi al domani tantissime micro attività guidate da persone, in particolar modo straniere, che sono diventati imprenditori edili dall’oggi al domani. Realtà che in moltissimi casi stanno chiudendo, perché nate solo sotto la spinta di un evento eccezionale. Infine, visti i tempi molto ristretti in cui le agevolazioni fiscali erano consentite, tanti interventi sono stati eseguiti in fretta e male. Pertanto, in tempi relativamente brevi, non mancheranno di creare problemi agli edifici che sono stati interessati da tali misure».

Effetti negativi anche sugli appalti pubblici

Nel 2024, il Superbonus ha provocato «delle conseguenze molto negative anche sugli appalti pubblici. L’impennata dei costi di moltissimi materiali ha imposto una revisione dei prezzi per un gran numero di opere pubbliche già cantierate, causando alla Pubblica Amministrazione non poche difficoltà ad adeguarsi per il deciso aumento del costo dell’opera e in molti casi provocando il rallentamento o addirittura la sospensione dei lavori nei cantieri», prosegue il report.

Il futuro post-Superbonus

«Sebbene da quest’anno l’incentivo sia sceso al 65 per cento, nei primi tre mesi del 20252 gli oneri a carico dello Stato sono aumentati di altri 1,8 miliardi di euro. Pertanto, il valore economico complessivo del vantaggio fiscale riconosciuto a coloro che hanno utilizzato il Superbonus per finanziare i lavori di ristrutturazione/efficientamento energetico delle proprie abitazioni è salito a 126 miliardi». A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia. «È evidente che nei primi mesi del 2025 i vincoli normativi imposti l’anno scorso hanno “congelato” il ricorso a questa misura. Tuttavia, il costo per le casse pubbliche continua ad aumentare, verosimilmente solo per quest’anno. Dal 2026, infatti, il Superbonus, salvo modifiche legislative, non sarà più utilizzabile». Con il taglio dell’aliquota al 65% e lo stop previsto dal 2026, il Superbonus sembra destinato a esaurirsi. Ma la sua eredità — in Sicilia più che altrove — sarà un mix di rimpianti e interrogativi.

 

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