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Tari, la Sicilia è la più tartassata d'Italia: Trapani e Siracusa tra le città più care

La Sicilia si conferma la regione più tartassata dalla Tari. È quanto emerge dall’Indagine conoscitiva sulla tassa sui rifiuti diffusa oggi dalla Uil, che fotografa un quadro allarmante per l’Isola e per l’intero Mezzogiorno. Il costo medio annuo per famiglia supera di gran lunga la media nazionale di 337,77 euro e tocca cifre sensibilmente più alte in diverse città siciliane.

Trapani e Siracusa figurano nella «top ten» delle città italiane più colpite, con rispettivamente 510,98 e 481,46 euro annui. Seguono Catania, che si posiziona quarta fra le città metropolitane con 475,44 euro, Agrigento con 467,86 euro e Ragusa con 420,74 euro. Anche Palermo supera la media nazionale con 344,60 euro, mentre Messina, con 302,60 euro, registra un costo più contenuto rispetto agli altri capoluoghi dell’Isola. Particolarmente significativo è l’aumento registrato a Caltanissetta, che in un solo anno è passata da 250,09 euro a 327,79 euro, segnando un incremento del 31%. Enna si attesta sui 305,89 euro.

L’impatto sul reddito familiare medio è ancora più marcato rispetto ad altre aree del Paese. Secondo il rapporto della Uil, l’incidenza della Tari in Sicilia e nel Sud Italia è pari all’1,34% del reddito netto medio, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est. A fronte di tariffe tra le più alte d’Italia, l’Isola continua a essere segnata da un sistema inefficiente e da emergenze croniche nella gestione dei rifiuti.

Luisella Lionti, segretario generale della Uil Sicilia, commenta: «La Tari pesa sulle famiglie siciliane e dell’intero Sud Italia più che nel resto d’Italia. Più del doppio, ad esempio, rispetto al Nord-Est. Eppure, proprio le città della nostra Isola sono tra quelle maggiormente segnate dal fenomeno cronico delle emergenze-rifiuti. Sicilia tartassata e malservita, mentre cresce la povertà e si riducono le opportunità di lavoro dignitoso. Da poli occupazionali di importanza vitale, come il petrolchimico siracusano e la Etna Valley di Catania ma non solo, arrivano intanto segnali inquietanti di un disastro sociale annunciato».

Il segretario confederale Santo Biondo sottolinea il legame tra le difficoltà nella gestione dei rifiuti e i ritardi nell’attuazione del Pnrr: «Il risultato di questa indagine è un ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni. Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese».

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