Le suore Collegine della Santa Famiglia vincono ancora. Arriva una nuova sentenza della Corte di giustizia tributaria di secondo grado (presidenti Carmelo Carrara, estensore Ignazio Gennaro) che ha rigettato l’appello del Comune condannandolo alle spese giudiziarie che, in accoglimento dell’appello incidentale dell’avvocato Domenico Carota, si sommeranno alle spese del giudizio di primo grado per un totale di oltre tremila euro.
In poche parole, il collegio di Maria la Purità di via San Lorenzo Colli, che si dedica ad attività di scuola primaria e secondaria di primo grado, doposcuola con animazione e spettacoli teatrali, non è tenuto al pagamento della Tosap (la tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche) in quanto non vi è prova che l’immobile in questione, al civico 224, faccia parte del demanio o patrimonio indisponibile del Comune. «Inoltre - ha commentato l’avvocato Carota - nell’atto di concessione, il Comune si qualificava quale semplice proprietario e, pertanto, l’area doveva considerarsi rientrante nel patrimonio disponibile dell’ente, per il quale non è dovuta la Tosap».
Una lunga battaglia quella tra l’amministrazione e le suore, destinatarie di una cartella dal valore di 247 mila euro: somme che l’amministrazione considerava come dovute e che avrebbero dovuto coprire il periodo dal 2014 al 2019. La sentenza emessa ieri è riferita all’appello relativo al solo 2019: la Corte di giustizia tributaria di II grado, infatti, aveva già rigettato gli appelli del Comune relativi alle annualità 2014, 2015, 2016 e 2017 con sentenze che sono passate in giudicato e nel settembre 2023 è stata emessa anche ulteriore sentenza, anch’essa passata in giudicato, che ha annullato la cartella di pagamento per le annualità 2015-2018.
Per farla breve, le sentenze favorevoli al collegio sono state fino ad ora ben dodici e nessuna è mai stata favorevole all’amministrazione comunale. La storia ha avuto inizio nel 2020 quando il collegio religioso ha ricevuto cinque avvisi di accertamento emessi dall’area della Ragioneria generale, tributi, patrimonio e partecipate. Nelle cartelle si chiedeva il pagamento degli arretrati, ma già in primo grado la Corte (presieduta da Tommaso Brancato, Mario Conte relatore e Maria Licastro giudice) aveva definito il suolo «un bene non appartenente al demanio o al patrimonio indisponibile del Comune», come scritto nel primo verdetto.
Che ha dato ragione al ricorso presentato per conto dell’istituto religioso: per l’area di 723 metri quadrati, come argomentato dall’avvocato Carota, non era dovuto il pagamento della Tosap in aggiunta al canone di concessione già pagato. Dall'ufficio Tributi avevano fatto sapere che la sentenza di primo grado non avrebbe creato giurisprudenza, vantando altre 50 pronunce che davano ragione al Comune anche per importi rilevanti. Tra questi ci sarebbero stati i casi del Tc1, dell'area accanto a un impianto per il bowling e di uno spazio nel complesso dell’ex Chimica Arenella. Sta di fatto che la Corte di giustizia tributaria ha rigettato l’appello del Comune condannandolo «alle spese di entrambi i gradi in favore della parte contribuente» per una somma di 3600 euro «di cui 1600 per il primo grado e 2000 per il presente grado di appello».
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