Morire sul lavoro a 49 anni. «Oggi c’è solo dolore e tanta tristezza per questa vicenda - dice Giulio Bonanno, l’avvocato della famiglia di Mario Cirincione -. La Procura di Termini Imerese sta lavorando in maniera solerte e attendiamo che arrivi l’avviso di conclusione delle indagini per acquisire i documenti necessari a comprendere tutta la vicenda. La cosa che stupisce è che la ditta per cui Mario lavorava è molto grossa e si occupa di lavori importanti, ma mancano del tutto, in questo caso specifico, gli strumenti della sicurezza sul lavoro a tutela dei dipendenti». Gli indagati sono tre: il titolare della ditta, Liborio Salvatore Cutrona, e i dipendenti Massimiliano Culotta e Giovanni Ortolano. Il pm è Giacomo Barbara. Si è trattato di verifiche complicate, svolte con impegno e precisione.
Ieri, 5 agosto, momenti di forte commozione nel ricordo di Cirincione. La Fillea Cgil ha testimoniato a Campofelice di Roccella in favore dell’operaio, che perse la vita lo scorso 21 febbraio, e chiesto una estensione della legge Rognoni-La Torre in favore delle vittime sul lavoro. Sul luogo della tragedia, il cantiere di via Madonnina di Gibilmanna, in contrada Gorgo Lungo, a Campofelice di Roccella, al confine con Lascari, posto sotto sequestro dalla Procura di Termini Imerese, è stato esposto uno striscione con l’immagine di Cirincione e la scritta «si lavora per vivere non per morire. Vogliamo giustizia». Lì si sono riuniti i familiari della vittima, la moglie Giusy Vono, che ha deposto un omaggio floreale in memoria del marito (nella foto), i figli Vincenzo e Giuseppe e l’amministrazione comunale con a capo il sindaco Giuseppe Di Maggio. Sul posto anche diversi giovani e tanti studenti, dicono gli organizzatori. Una presenza significativa quest’ultima, perché rappresenta l’interesse delle nuove generazioni per fatti delicati che interessano la comunità.
«Ringrazio tutti di cuore per ciò che state facendo a favore della verità sulla morte di mio fratello - dichiara il fratello Massimo, che vive nei pressi di Monaco, in Germania. - La verità deve venire fuori. Devono dire tutto ciò che sanno, perché mio fratello ha perso la vita in un luogo in cui non esisteva un vero cantiere. Nulla su quel posto era in regola. Chi ha partecipato ci ha messo la faccia e vogliamo ringraziarli tutti. Bisogna cambiare il modo di essere. Basta essere omertosi, ci vuole chiarezza e verità. Bisogna andare a testa alta e mai abbassare la testa al malaffare. Noi non ci fermeremo Questa è una battaglia che dobbiamo a mio fratello, morto ingiustamente in un cantiere fantasma, senza misure di sicurezza. Sono certo che lui avrebbe fatto lo stesso con me. Cerchiamo e chiediamo giustizia».
«Un percorso in cui crediamo che per noi continua in maniera forte e determinata - dichiara il segretario generale Fillea Cgil, Piero Ceraulo. - È una battaglia di mobilitazione e rivendicazione rispetto ai temi della sicurezza sul lavoro. Partendo da questa realtà, in cui ha perso la vita Mario Cirincione a Giovanni Ignoffo per arrivare alla strage di Casteldaccia. Il comitato delle famiglie lo abbiamo voluto e messo in piedi. Adesso è arrivato il momento di lanciare su questa proposta di legge che vogliamo portare avanti, ovvero, di estendere e parificare la Rognoni-La Torre nata per i reati di mafia al lavoro».
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