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Formazione, tornano in piazza i lavoratori: sit in a Palermo contro i ritardi nel settore

Mercoledì 31 luglio, la manifestazione davanti alla sede dell’assessorato regionale ed è prevista la presenza di circa 300 lavoratori provenienti dalle province di Palermo, Trapani e Agrigento

Dopo la dichiarazione dello stato di crisi della formazione, scatta la protesta dei dipendenti. Mercoledì prossimo, 31 luglio, si terrà un sit in a Palermo davanti alla sede dell’assessorato regionale all’Istruzione e formazione professionale ed è prevista la presenza di circa 300 lavoratori provenienti dalle province di Palermo, Trapani e Agrigento.

La protesta è indetta dalla Federazione nazionale dell’Ugl e fa seguito alla dichiarazione di stato di crisi del settore dell'inizio del maggio scorso, sostenuta da tutte le associazioni datoriali. Inoltre, a seguito di un’audizione presso la commissione Cultura e lavoro dell’Ars, chiesta dall’Ugl, non è stato dato alcun seguito dall’assessore al ramo alle richieste discusse. Il sindacato aveva inoltre chiesto un tavolo di crisi «per individuare le possibili soluzioni alla crisi di settore. Richiediamo, così come da oltre due mesi e mezzo, all’assessore alla Formazione di convocare le parti per discutere delle criticità oggetto dello stato di crisi, a seguito del perdurante blocco delle risorse di bilancio destinate al settore che hanno prodotto ritardi fino a sei mesi nell’erogazione delle retribuzioni al personale, ritardi nell’avvio dell’attività corsuale destinata agli adulti disoccupati o ex percettori del reddito di cittadinanza. Nel caso del programma Gol, tutto resta ancora oggi fermo, con nocumento sia per i disoccupati che per i livelli di occupazione nel settore».

Secondo l’Ugl, i ritardi nell’adozione delle procedure gestionali hanno spinto gli enti ad avviare le attività formative, tra settembre ed ottobre 2023, sotto la propria responsabilità e il primo acconto è stato erogato solo da qualche settimana, cioè in concomitanza con la fine dell’anno scolastico formativo. Gli avvisi emanati e programmati continuano a prevedere tagli e decurtazioni che da un lato mettono a repentaglio la tenuta occupazionale e dall’altro obbligano i lavoratori a surplus di lavoro inutile e dispendioso. E poi le rendicontazioni delle attività corsuali degli anni precedenti che non vengono chiuse con costi aggiuntivi per gli enti formativi e conseguenti ripercussioni sul versante lavorativo, per risorse aggiuntive sprecate e sottratte alla possibilità di nuove assunzioni da parte degli enti formativi. Ed il paradosso è che di fronte ad ingenti finanziamenti stanziati dall’Unione Europea sulla formazione professionale, siamo di fronte ad una crisi per minori risorse spese e certificate.

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