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Troppi contratti a termine, condannato il Comune di Palermo: 50 lavoratori vincono la causa

Per 14 anni sono stati dipendenti a tempo determinato, il giudice del tribunale ha riconosciuto loro il danno subito e il diritto al risarcimento di 12 mensilità

Palazzo delle Aquile a Palermo

Per 14 anni sono stati lavoratori dipendenti a tempo determinato del Comune di Palermo. Cinquanta lavoratori, dipendenti "precari", sparsi nei vari uffici dell’amministrazione, con contratti quinquennali, di volta in volta prorogati. Fino all’agognata stabilizzazione. Adesso il giudice del lavoro del Tribunale di Palermo, che ha condannato il Comune, ha riconosciuto loro il danno subito e il diritto al risarcimento di 12 mensilità. I 50 lavoratori si sono rivolti alla Fp Cgil Palermo e attraverso l’ufficio legale del sindacato, rappresentato dagli avvocati Pietro Vizzini e Giovanna Corrao, hanno deciso di presentare ricorso. La causa contro il Comune di Palermo è stata vinta oggi dai lavoratori ex precari, da qualche anno ormai diventati dipendenti a tempo indeterminato.

«Il giudice ha ritenuto che il lavoro a termine è un danno per il lavoratore – dichiara il segretario generale Fp Cgil Palermo Giovanni Cammuca, commentando l’esito del processo – Dal 2006 al 2019, i 70 dipendenti hanno lavorato in forza di reiterati contratti di lavoro a tempo determinato.  Alla fine di ogni contratto non sapevano se il rapporto sarebbe proseguito, erano costretti a vivere con l’incubo che i loro contratti non sarebbero stati rinnovati. I contratti non hanno subito interruzioni ma il giudice ha riconosciuto il danno per lo stato di precarietà vissuto. Abbiamo creduto in questa battaglia contro il precariato storico al Comune di Palermo, ottenendo il risarcimento, che deriva dall’accertamento del ricorso abusivo ai contratti a termine, che oltre i 36 mesi non si dovrebbero utilizzare».

Il giudice del Lavoro di Palermo, Paola Marino, ha accolto la tesi difensiva dei ricorrenti e ha così condannato il Comune di Palermo a corrispondere a ciascun lavoratore una somma pari a 12 mensilità dell’ultima retribuzione, a titolo di risarcimento.

«È un giusto riconoscimento, per tutti gli anni che questi dipendenti hanno vissuto in una condizione di precarietà – aggiunge Cammuca - Sulla base della retribuzione che prendevano, è stata stabilita per tutti la misura massima prevista per legge. Il parametro numerico va da un minimo di  2,5 a un massimo di 12 mensilità».

In pratica, la reiterazione dei contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, effettuata dal Comune di Palermo, ha determinato «l’illegittima precarizzazione del rapporto di lavoro e il diritto dei lavoratori a ottenere il risarcimento del danno per l’abuso subito».

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