La settimana prossima sarà annunciato l'assegnatario degli spazi dell'ex Fiat di Termini Imerese. È quanto lascia intendere una dichiarazione del ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso. «La prossima settimana - ha detto oggi, 9 marzo - penso di poter fare un annuncio molto positivo che riguarda una crisi che dura da 12 anni, ovvero quella dell’ex Fiat di Termini Imerese».
Lo scorso 28 febbraio si sono chiusi i termini per la presentazione delle offerte per lo stabilimento ex Blutec. Fra queste anche quella simbolica da un euro del gruppo formato da Sciara Holding e Smart City Group e consegnata ai commissari prima della scadenza con una copia del versamento fatto per l’intero capitale proposto. Non si tratta di una cifra provocatoria ma di un’offerta che, secondo i proponenti, è legata anche allo stato dei luoghi in cui si trova lo stabilimento che è abbandonato da quindici anni.
L’offerta, infatti, è stata presentata nuovamente (dopo quelle presentando alle altre scadenze) allegando anche una relazione ambientale sullo stesso stabilimento. Sciara e Scg si dicono pronti a qualunque aumento dell’offerta per un prezzo congruo ma che la presentazione della domande «non poteva prescindere da una valutazione puntuale degli interventi, ad evitare che la presenza di contaminazioni e di inquinamento profondo potessero incidere drasticamente sulla reale disponibilità del bene e quindi facesse sorgere oneri tali da pregiudicare l’utilizzo dello stesso».
Il bando prevede la cessione dello stabilimento e dell’area industriale nello stato in cui si trova, ma è difficile pensare di potere entrare e iniziare a lavorare in breve tempo vista la situazione. Nella relazione, firmata da una società specializzata di Siena, non manca nulla in termini di inquinanti: amianto (ultima bonifica risale al 2000 ma non c’è alcuna relazione disponibile) che è presente anche sui tetti dei capannoni ma non si è potuto verificare lo stato di conservazione, vernici, oli esausti ancora presenti in contenitori da smaltire, morchie nei depuratori per circa 10 mila tonnellate mentre nei depuratori di materiali non pericolosi risultano colmi di acque e fango.
Ci sono anche circa 250 macchinari da smontare, che sono pieni di olio lubrificante (anche questo da smaltire) che non è possibile smantellare con fiamme ossidriche o gru da sollevamento. Altro problema riguarda l’area verniciatura, che si estende per due ettari e risulta inquinata da solventi e vernici infiltrate nel terreno o il terminale a mare che potrebbe essere contaminato da metalli pesanti. Anche in questo caso sarebbe necessario effettuare dei carotaggi e dei prelievi. Quindi chiunque possa arrivare a Termini Imerese dovrà necessariamente affrontare i costi di bonifica che sono stimati in almeno una decina di milioni di euro. Per questo viene chiesto anche l’intervento delle autorità pubbliche come Arpa e Sipra per quantificare con più contezza gli interventi necessari e i possibili pericoli di reato ambientale che potrebbero allungare i tempi per la piena operatività delle eventuali nuove iniziative. Approfondimenti necessari che sono, dunque, richiesti dal Consorzio che ha presentato la domanda e che ha deciso di integrare anche in questa nuova offerta ribadita dopo la proroga dei termini concessa dai Commissari. «Abbiamo deciso di integrare le motivazioni già addotte nella proposta del 4 dicembre scorso con il tema della quantificazione dei costi relativi alla bonifica ambientale del sito», spiega Fabio Bartolotti, rappresentante di Sciara Holding. Di fatto sul tema non esiste alcuna informazione o stima di massima neanche nella data room che era a disposizione dei partecipanti alla gara. L’altra offerta che è stata depositata è quella del gruppo che fa capo all’imprenditore Ross Pelligra, patron del Catania Calcio.
Nella foto-gallery le condizioni attuali dello stabilimento
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