La Rap, l'azienda di proprietà comunale che gestisce il ciclo dei rifiuti a Palermo, conclude una riorganizzazione interna, affidando il coordinamento di due grandi blocchi di competenze a due «quadri» interni dell’azienda. Ma è subito braccio di ferro con la Cgil, che contesta le promozioni. Il sindacato sostiene che le due posizioni dovevano essere messe a concorso, una selezione anche rivolta all’interno, come accade per la pubblica amministrazione e per analogia anche nelle società a capitale pubblico. Ma andiamo con ordine. Il nuovo assetto aziendale prevede che l’ingegnere Ciro Azzara sovrintenda, all’interno dell’area presidenza, a staff tecnico, progettazione e ingegneria. Detta così può non dire nulla, ma significa che le competenze si estendono ai centri di raccolta (compresi noleggi, forniture e progetti), alla piattaforma impiantistica nel senso del suo sviluppo e delle progettazioni. L’altro promosso è l’ingegnere Raimondo Burgio, che dovrà coordinare il settore del trattamento meccanico biologico dei rifiuti, monitoraggio e il controllo ambientale e il laboratorio chimico. In questa veste, fra gli altri compiti, «redige relazioni tecniche, pareri, verifica i servizi erogati da terzi - si legge nell’ordine di servizio -. Gestisce tutte le procedure di acquisizione servizi e forniture del Tmb». Il provvedimento, firmato dal presidente Giuseppe Todaro e dal dirigente Massimo Collesano, «riveste carattere strategico e deve essere attuato con immediatezza». Si dispone anche che per tutte le attività elencate si possa utilizzare personale trasversalmente fra le diverse aree. E siccome il giro di giostra appare parecchio complesso, viene disposto che Collesano è «onerato di definire la riorganizzazione con uno o più ordini di servizio e di assegnare o spostare il personale necessario al disimpegno delle attività e funzioni a segnati a ciascun settore». Ma il modo in cui si è svolto tutto questo passaggio non convince la Cgil funzione pubblica. E così il delegato territoriale Riccardo Acquado ha preso carta e penna per una diffida. Chiede di revocare l’ordine di servizio perché è un atto unilaterale, non condiviso con le organizzazioni sindacali e che arriva proprio nel momento in cui si deve discutere di dotazione organica in maniera condivisa. Avverte anche che si potrebbe per le modalità con cui la riorganizzazione è stata effettuata configurare il danno erariale Acquado conclude chiedendo di «rimettere qualsiasi altra decisione non prima dell’avvio della concertazione, in modo da rimanere in linea con corrette relazioni sindacali». Nonostante le sollecitazioni, dall’azienda al momento non arriva una risposta alla nota della Cgil.